Milano, parte a sorpresa lo sgombero del Leoncavallo: lo sfratto dello storico centro sociale occupato da 31 anni. Esulta Salvini


È cominciato questa mattina, poco dopo le 7.30 di giovedì 21 agosto, lo sgombero del Leoncavallo, il centro sociale più noto di Milano. Gli accessi di via Watteau, in zona Greco, a nord della città, sono presidiati dalle forze dell’ordine, entrate nello stabile insieme all’ufficiale giudiziario per dare esecuzione a un provvedimento rimandato decine di volte negli ultimi anni. Lo sfratto era stato fissato per il 9 settembre, ma la decisione, questa volta, è stata anticipata. La struttura, occupata dal 1994, sorge su un’area di proprietà della famiglia Cabassi. Lo scorso novembre il ministero dell’Interno era stato condannato a versare ai proprietari 3 milioni di euro per il mancato sgombero, frutto di oltre cento rinvii.
Lo sgombero e la possibile manifestazione
Un ampio spiegamento di forze dell’ordine in assetto antisommossa sta presidiando in queste ore via Watteau, che è stata chiusa dai due lati. I carabinieri hanno bloccato la strada all’altezza del ponte di via Antonio Fortunato Stella, mentre la polizia sta limitando gli accessi da via Lucini per impedire l’avvicinamento all’ingresso del Leoncavallo. Intorno alle 9.30 sono arrivati i primi attivisti, che seguono le operazioni di sgombero. Non si esclude una manifestazione di protesta nelle prossime ore.
Salvini esulta: «Ora si cambia»
Sono entrati con le prime luci dell’alba, nel centro sociale più famoso di Milano, il “Leonka”, in via Antoine Watteau, 7. Le polizia ha fatto irruzione insieme all’ufficiale giudiziario per dare esecuzione all’ordine di sgombero che negli ultimi anni è stato rimandato decine di volte. Non ha tardato, online, il plauso del ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini, che ha salutato l’operazione con entusiasmo. «Decenni di illegalità tollerata, e più volte sostenuta, dalla sinistra: ora finalmente si cambia. La legge è uguale per tutti: afuera!», ha scritto sui suoi canali social. Al momento non ci sarebbero problemi di ordine pubblico e le operazioni non avrebbero incontrato alcuna resistenza. Le forze dell’ordine non hanno trovato persone all’interno degli spazi. Sono presenti anche l’ufficiale giudiziario e l’avvocato della proprietà, l’immobiliare Orologio della famiglia Cabassi, che in passato lì possedeva una cartiera.
August 21, 2025
Le Mamme Antifasciste del Leoncavallo: «Una tragedia»
«È uno sfratto esecutivo. Avremo 30 giorni per trovare un accordo con la proprietà per prendere un po’ di cose». Le Mamme Antifasciste del Leoncavallo sono state colte di sorpresa dallo sgombero. In queste ora, l’associazione sta cercando di fare un punto della situazione. «Di certo il Leoncavallo è andato» constatano con tristezza, come riportato dall’ANSA, parlando di «una tragedia, ma preferendo aspettare per altre dichiarazioni». Pochi giorni fa era stata avviata una raccolta fondi ) con l’obiettivo di trovare i 3 milioni di euro che il Ministero dell’Interno ha chiesto a Marina Boer, presidente dell’associazione Mamme antifasciste del Leoncavallo, come risarcimento dopo essere stato condannato a versare altrettanto alla proprietà. Alla raccolta, aveva aderito anche l’Anpi.
L’avvocato del centro sociale: «Mai una buona idea ripetere il passato»
«Dopo quarant’anni di nuovo uno sgombero ad agosto. Non mi pare una buona idea ripetere il passato». Queste le prime parole di Mirko Mazzali, legale del Leoncavallo alla notizia della esecuzione dello sfratto, interpellato dall’ANSA. «C’era una data, il 9 settembre, e dovrebbe essere rispettata. Cerchiamo di capire perché è successo e se è legittimo. Avevano richiesto l’uso della forza pubblica per il 9 settembre, se hanno anticipato immagino ci sia una ordinanza del questore» ha aggiunto. Su un commento politico si limita a dire che «bisogna sentire il Comune, il sindaco».
Le parole di Silvia Sardone (Lega): «Il comune non osi regalargli spazi»
Una voce in controtendenza con la disperazione di chi, quel centro, lo viveva ogni giorni, è sicuramente quella di Silvia Sardone, vice segretaria della Lega e consigliera comunale. «Dopo anni di occupazioni finalmente sgomberato il centro sociale Leoncavallo, covo di delinquenti e ritrovo di illegalità e abusivismo da decenni – ha scritto in una nota ufficiale – I compagni devono lasciare lo spazio occupato dove fanno affari illeciti da anni nel silenzio complice della sinistra. Nonostante gli appelli e la solidarietà vergognosa di larga parte della sinistra, finalmente la legalità è stata ripristinata. Ora il comune di Milano non osi concedere, con bandi di favore, uno spazio pubblico a questi criminali come purtroppo successo con il Lambretta. No a regali ai centri sociali! Serve attenzione massima anche per possibili immediate occupazioni altrove. Ricordo tra l’altro le vergognose dichiarazioni passate del sindaco Sala che aveva definito il Leoncavallo un valore storico per Milano. Ora la sinistra ci eviti gli attestati di stima verso gli antagonisti: i centri sociali vanno solo chiusi!».
August 21, 2025
Il primo sgombero nel 1994 dall’omonima via
Il Leoncavallo era nato nel 1975 in via omonima, da dove venne sgomberato il 15 agosto 1994. Pochi giorni dopo si trasferì nell’attuale sede di via Watteau, diventata negli anni un punto di riferimento per la città: concerti, iniziative politiche e attività sociali hanno alimentato la sua fama ben oltre Milano. Nei mesi scorsi l’associazione Mamme del Leoncavallo aveva manifestato interesse per un immobile in via San Dionigi, ipotizzando un trasferimento concordato. Ma l’esecuzione odierna segna una svolta decisa. A fine 2024 anche il sindaco di Milano Giuseppe Sala si era dichiarato aperto a trovare una soluzione che non cancellasse la realtà sociale: «Io credo che, anche se le mie parole possono non piacere a tutti, il Leoncavallo sia un valore nella nostra società, un valore storico nella nostra città, e deve continuare ad esserlo», aveva detto all’Ansa, dopo l’ennesimo tentato sgombero.