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La nave Mediterranea sfida il Viminale e attracca a Trapani: «Disumano fare 1000 km in più fino a Genova»

ong meditteranea
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A bordo della nave Ong ci sono 10 migranti salvati a poche miglia da Pantelleria. Il Viminale aveva assegnato il porto di Genova per lo sbarco

«Abbiamo appena comunicato al Centro di coordinamento del soccorso marittimo che cambiamo rotta e siamo diretti a Trapani per lo sbarco delle dieci persone» così la nave umanitaria Mediterranea ha scelto di non obbedire all’ordine del Viminale, che le imponeva di raggiungere Genova per lo sbarco di dieci migranti soccorsi nel Canale di Sicilia. L’equipaggio ha deciso così di non proseguire a Nord, attraversando tutto il Mar Tirreno, bensì di virare verso Est quando si trovava all’altezza del porto siciliano di Trapani. «Sono persone che hanno subito violenze e torture. Costringerle ad altri tre giorni di navigazione è inumano», ha spiegato il capo missione Beppe Caccia.

Il percorso della nave Mediterranea. Fonte: Vesselfinder.com

Le condizioni migranti a bordo

I migranti a bordo sono kurdi di Iran e Iraq, egiziani e siriani, tra cui tre ragazzi di 14, 15 e 16 anni, non accompagnati. Erano stati intercettati a poche miglia da Pantelleria dopo essere partiti dalla Libia. Come avvenuto anche in altri casi, il Viminale ha optato per l’assegnazione di un porto molto lontano dal luogo dei soccorsi: in questo caso, Genova avrebbe significato 600 miglia nautiche in più, circa 1.000 chilometri, e tre giorni di viaggio, con mare mosso e onde oltre i due metri. Una rotta che, secondo l’equipaggio, avrebbe messo ulteriormente a rischio persone già provate da mesi di detenzione nei centri libici.

Tre morti a Nord della Libia

Intanto, un’altra tragedia si è consumata poche ore dopo: la ong Nadir ha recuperato 60 persone alla deriva a nord della Libia, ma a bordo c’erano anche tre corpi senza vita. La nave sta ora facendo rotta verso Lampedusa. Durante le operazioni, una donna incinta al quarto mese e un minore con gravi ustioni sono stati evacuati con una motovedetta della Guardia costiera, insieme ad altre 12 persone tra cui quattro donne, cinque minori e alcuni familiari dei feriti, poi trasferiti al poliambulatorio dell’isola. Otto superstiti hanno raccontato che, poco prima dell’arrivo dei soccorsi, una donna era caduta in mare: qualcuno ha provato a trattenerla, ma è scomparsa tra le onde. L’imbarcazione su cui viaggiavano, partita da Zuara, in Libia, all’alba di giovedì, stava già imbarcando acqua.

Le reazioni

Sul tema dei porti interviene anche la politica. Oltre Nicola Fratoianni di Avs, che attacca il governo Meloni che «libera e tratta con i guanti bianchi i torturatori e trafficanti come Almasri e poi si dimostra inutilmente feroce con i naufraghi», alza la voce anche il sindaco di Ravenna. Alessandro Barattoni annuncia uno stop agli ingressi nel suo comune dopo l’arrivo della nave Humanity 1: «È la ventiquattresima in due anni e mezzo, ma sarà l’ultima finché il governo non convocherà un tavolo con le città dichiarate porti sicuri per discutere le politiche future». Barattoni sospetta che al momento ci sia un trattamento di favore per i porti delle Marche, dove a breve si voterà per le Regionali: «Io non voglio credere che si possano mettere le elezioni davanti alla vita delle persone, ma non posso non notare che, se fosse vero, questo significherebbe automaticamente un aumento delle navi negli altri porti individuati come sicuri, come il nostro».