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Caso Pifferi, la nuova perizia conferma: «Era capace di intendere e di volere quando abbandonò la figlia»

26 Agosto 2025 - 15:44 Ugo Milano
alessia pifferi
alessia pifferi
La nuova perizia è iniziata nel marzo 2025 ed è durata sei mesi, per giungere alle stesse conclusioni di quella condotta in primo grado

Alessia Pifferi era pienamente capace di intendere e di volere quando, nel luglio 2022, abbandonò la figlia Diana, 18 mesi, lasciandola sola in casa per una settimana facendola morire di stenti. Lo stabilisce la nuova perizia psichiatrica depositata dalla Corte d’Assise d’Appello di Milano, che conferma le conclusioni già raggiunte nel febbraio 2024 in primo grado, dove la donna era stata condannata all’ergastolo per omicidio volontario aggravato. La nuova valutazione era stata disposta nel marzo del 2025 e sarebbe dovuta durare 90 giorni. Le osservazioni dallo psichiatra Giacomo Francesco Filippini, dalla professoressa Nadia Bolognini e dal neuropsichiatra infantile Stefano Benzoni si sono invece protratte per ulteriori tre mesi all’interno del carcere di Vigevano.

La conferma nella nuova perizia

Nel documento depositato lunedì, migliaia di pagine tra colloqui, test psicologici e analisi di documentazione scolastica e sanitaria, i periti hanno escluso che eventuali disturbi riscontrati in età infantile abbiano inciso sulla capacità cognitiva della 40enne al momento dei fatti. La risposta alle domande sulle «alterazioni clinicamente significative della sfera cognitiva» e sulla loro ingerenza «sulla capacità di intendere e di volere escludendola del tutto o scemandola gravemente» è dunque rimasta la stessa della prima perizia: l’imputata sapeva ciò che stava facendo quando lasciò la bambina sola per trascorrere una settimana con il compagno dell’epoca in provincia di Bergamo. La perizia sarà discussa nell’udienza del 24 settembre.

Il caso Pifferi Bis

Oltre che a confermare quanto già sancito nel primo grado del processo, le conclusioni depositate potrebbero influenzare anche il procedimento parallelo che vede indagati la ex legale della Pifferi, il suo consulente di parte e alcune psicologhe del carcere di San Vittore. Sono accusati di falso e favoreggiamento per aver tentato di manipolare i risultati di un test intellettivo, facendolo apparire pari a quello di una bambina di sei anni. L’obiettivo, secondo l’accusa, sarebbe stato quello di far evitare alla donna la condanna all’ergastolo individuando un inesistente vizio di mente. L’udienza preliminare davanti al gup Roberto Crepaldi è fissata per l’11 settembre, con gli interrogatori degli imputati.

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