«Hanno sparato ad altezza uomo, sapevano di poter uccidere». Parla il capomissione della Ocean Viking dopo l’attacco della Guardia Costiera libica


«Siamo sollevati perché nessuno si è fatto male, ma quello che è successo è inedito e inaccettabile. Hanno sparato ad altezza uomo, potevano uccidere e ne erano consapevoli». Con queste parole, affidate a un’intervista a la Repubblica, Angelo Selim, capomissione della Ocean Viking, torna sull’assalto subito domenica 24 agosto dalla nave umanitaria di Sos Méditerranée in acque internazionali, a circa 40 miglia dalla costa libica. Secondo la ricostruzione di Selim, l’attacco è arrivato da una motovedetta della Guardia costiera di Tripoli, «una di quelle donate dall’Italia», che si è diretta contro la nave a tutta velocità mentre l’equipaggio stava rispondendo a un’altra segnalazione di soccorso autorizzata dalle autorità italiane. «Ho spiegato via radio che ci stavamo allontanando – racconta – ma rispondevano solo di andare via. Quando il nostro mediatore li ha contattati, prima lo hanno insultato e minacciato, poi hanno iniziato a sparare e ad avvicinarsi sempre di più da prua».
Il mitragliatore e il fucile di precisione di grosso calibro
I colpi, precisa Selim, sono stati esplosi «con un mitragliatore e un fucile di precisione di grosso calibro, ad altezza uomo». Uno dei proiettili ha infranto i vetri del ponte di comando e si è conficcato poco sopra le teste dell’equipaggio. «Se non ci fossimo buttati a terra, oggi non parleremmo di tentato omicidio, ma di morti», denuncia il capomissione. Già nella giornata di martedì 26 agosto Sos Méditerranée aveva parlato di «attacco deliberato», sottolineando che i colpi erano stati diretti contro persone e strumentazioni di bordo. Video e fotografie diffusi dall’organizzazione documentano raffiche durate oltre venti minuti, che hanno danneggiato motoscafi di soccorso, antenne e finestre. A bordo si trovavano in quel momento 87 migranti salvati poche ore prima in due diverse operazioni.
Oggi la #OceanViking è stata deliberatamente e violentemente attaccata in acque internazionali dalla Guardia Costiera libica che ha sparato centinaia di colpi contro la nostra nave. Gli 87 sopravvissuti e l'equipaggio stanno bene. Stiamo lavorando a ricostruire gli eventi. pic.twitter.com/fZurd3jOzb
— SOS MEDITERRANEE ITA (@SOSMedItalia) August 24, 2025
«I libici vengono addestrati dall’Italia per minacciarci?»
L’episodio, che sarebbe senza precedenti per dinamica e intensità, ha riacceso il dibattito sui rapporti tra Italia, Unione Europea e Guardia costiera libica. «I libici vengono addestrati dall’Italia – si chiede Selim – sanno cosa sono le navi umanitarie o vengono addestrati per minacciarci, ostacolarci, intimidirci o magari anche ucciderci?». Nel frattempo proseguono le indagini. La Polizia Scientifica italiana è salita a bordo della Ocean Viking per raccogliere i primi rilievi. La Guardia costiera ha acquisito i materiali audiovisivi diffusi dall’ong per ricostruire la dinamica.
L’intervento dell’Unione Europea
Secondo verifiche indipendenti, la motovedetta che ha aperto il fuoco sarebbe effettivamente una delle unità fornite dall’Italia a Tripoli negli anni scorsi nell’ambito degli accordi di cooperazione per il contenimento delle partenze. Anche l’Unione Europea sta seguendo da vicino la vicenda. «Abbiamo contattato le autorità libiche competenti per chiarire i fatti», ha spiegato ieri, martedì 26 agosto, Markus Lammert, portavoce della Commissione. Sottolineando che al momento «non sono state prese decisioni» sulle possibili conseguenze.