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Neonato morto di freddo nella culla termica a Bari, il parroco e il tecnico rischiano il processo: l’accusa di omicidio colposo

03 Settembre 2025 - 19:15 Davide Aldrigo
Culla termica Bari don Ruccia
Culla termica Bari don Ruccia
I problemi tecnici, il mancato allarme e il cortocircuito: perché secondo la procura, il sacerdote e il tecnico sono responsabili della morte del neonato abbandonato nella culla termica nei primi giorni di gennaio

La Procura di Bari ha chiesto il rinvio a giudizio per don Antonio Ruccia, parroco della chiesa San Giovanni Battista, e per il tecnico elettricista Vincenzo Nanocchio, accusati di omicidio colposo nel caso della morte di un bimbo di pochi giorni. L’episodio risale allo scorso 2 gennaio, quando il titolare di un’impresa funebre, che si trovava in chiesa per un funerale, trovò il corpo del neonato nella culla termica posta all’esterno della parrocchia. La richiesta di rinvio a giudizio è arrivata oggi da parte del procuratore aggiunto Ciro Angelillis e della pm Angela Morea, che hanno coordinato le indagini della squadra mobile di Bari. L’udienza preliminare si terrà il prossimo 23 ottobre davanti alla gup Ilaria Casu.

I malfunzionamenti dietro alla morte del neonato

Secondo le indagini della Procura, la morte del piccolo sarebbe avvenuta per ipotermia: l’apparecchio nel quale il neonato era stato lasciato sarebbe stato privo dei requisiti di sicurezza necessari a garantire la sopravvivenza del bimbo. Nello specifico, il sistema avrebbe dovuto far partire una chiamata al parroco e attivare il riscaldamento una volta rilevato il peso del bimbo, ma così non avvenne. Secondo gli inquirenti, il tappetino sotto il materasso della culla e collegato a una scheda elettronica per far partire la chiamata non sarebbe stato idoneo a rilevare il peso di 2,8 chili del neonato. Inoltre, ricostruisce la Procura, lo stesso tappetino sarebbe andato in corto circuito (forse per un blackout, secondo un’ipotesi dei primi giorni). Infine, il sistema di condizionamento dell’aria sarebbe stato «comunque inadeguato»: non solo perché impostato per spegnersi automaticamente in assenza di movimenti dopo 9 minuti, ma anche perché privo di gas (a causa di una perdita) e quindi incapace di erogare aria calda.

Le negligenze attribuite ai due indagati

Secondo i pm, la responsabilità di Ruccia e Nanocchio sarebbe nell’aver omesso di dotare il sistema di sicurezza di accorgimenti (come sensori o interruttori) che ne assicurassero il funzionamento anche in caso di guasto. Inoltre, il parroco Ruccia, nel poster affisso all’esterno della culla, riferendosi a un collegamento diretto tra l’allarme generato dalla culla e il locale Policlinico, avrebbe indotto «un affidamento ingannevole circa il certo funzionamento del sistema collegato alla culla» e «la prospettiva di sopravvivenza certa dell’infante».

Foto copertina: ANSA / Donato Fasano | La polizia sul luogo dove il corpo senza vita di un neonato è stato ritrovato nella culla termica della chiesa San Giovanni Battista, nel quartiere Poggiofranco, Bari, 2 gennaio 2025

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