Media Watch, il sito pro Israele che accusa 40 giornalisti uccisi a Gaza di avere legami con Hamas


«Abbiamo esaminato attentamente chi fossero realmente i cosiddetti “giornalisti” uccisi a Gaza. Di seguito i risultati». Con queste parole, il ministro israeliano per gli Affari della Diaspora e la lotta all’antisemitismo, Amichai Chikli, ha condiviso su X il link al sito MediaWatch.legal, che raccoglie brevi report su una quarantina di giornalisti morti a Gaza, sostenendo che molti di loro avessero legami diretti con Hamas o con altre organizzazioni. Secondo quanto spiegato sul portale, i loro post e profili social sarebbero stati incrociati con elenchi di affiliati ai gruppi terroristici. Tuttavia, dietro l’intento dichiarato di garantire trasparenza, il sito resta anonimo. Infatti, non vengono citati né i proprietari né i finanziatori. Intanto, la condivisione da parte del ministro israeliano si può leggere come un segnale di sostegno da parte del governo di Benjamin Netanyahu.

La nascita di Media Watch sembra voler contestare le accuse rivolte a Israele sull’uccisione di giornalisti diffuse da organizzazioni come il Committee to Protect Journalists (CPJ) e Reporter senza Frontiere. Come è ben noto, Israele sostiene da tempo che molti dei caduti non fossero giornalisti indipendenti, ma propagandisti e affiliati ai terroristi.

Nell’elenco pubblicato dal portale figura anche il giornalista di Al Jazeera Anas Jamal Al-Sharif, noto a seguito della sua morte per un post pubblicato sul suo canale Telegram nel quale esaltava i terroristi di Hamas durante gli attacchi del 7 ottobre 2023. Al momento, non è possibile verificare tutte le accuse pubblicate da Media Watch.