I video intimi di De Martino e Tronelli dietro l’inchiesta sulle immagini rubate da 2mila telecamere. Parla l’esperto che ha scovato il portale: «Ce ne sono altri attivi»

Il furto di video intimi ai danni di Stefano De Martino e Caroline Tronelli ha fatto da innesco per una scoperta molto più ampia. L’indagine sulla violazione del loro sistema di videosorveglianza domestica ha portato alla luce una piattaforma illegale che vendeva contenuti rubati da circa 2mila impianti di videosorveglianza, di cui 200 in Italia.
L’indagine di Yarix: altre piattaforme ancora attive
I tecnici di Yarix, azienda di cybersicurezza di Treviso del gruppo Var Group, hanno condotto l’investigazione che ha svelato l’esistenza del portale. Il direttore dell’equipe tecnica Diego Marson conferma che «nella stessa giornata di oggi sono emerse altre piattaforme attive nello stesso business, benché con un volume di risorse più contenuto». I risultati dell’indagine sono stati consegnati alla Polizia Postale di Venezia, mentre spetterà alla Procura distrettuale decidere quando disattivare le piattaforme, al momento ancora operative.
Telecamere «da supermercato» facilmente violabili
Le videocamere compromesse «sono in parte di tipo basico, acquistabili nei supermercati o sui portali e-commerce, ma anche impianti più evoluti di costo superiore», spiega Marson. Il problema principale non sta nella tecnologia, ma nell’utilizzo scorretto da parte degli utenti. «La vulnerabilità è data soprattutto dall’utilizzo di credenziali deboli, senza doppia autenticazione, dalla conservazione delle password date di default e dal mancato aggiornamento dei firmware», sottolinea l’esperto.
Autoinstallazione e scarsa consapevolezza
Le falle di sicurezza derivano principalmente dalla «assenza di consapevolezza dei rischi» degli utenti, che spesso sono anche autoinstallatori dei propri sistemi. Molti posizionano le telecamere «in ambienti poco sensati, come le camere da letto o i bagni». Secondo i tecnici di Yarix, con una migliore «igiene cibernetica» si sarebbe potuto evitare il 90% di questa fuga di immagini intime.
Piattaforme sul web normale, non nel dark web
Un aspetto sorprendente è che queste piattaforme illegali non si nascondono nel dark web, ma sono indicizzate normalmente sui comuni motori di ricerca. «Chi le ha trovate prima di noi evidentemente non aveva alcun interesse a fare in modo che la cosa fosse resa nota», conclude Marson.
