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Trump scolpito nella pietra del Monte Rushmore, così il leader Usa rilancia il sogno proibito – Il video

05 Settembre 2025 - 13:01 Valentina Romagnoli
Un meme generato con l’AI per auto-proiettarsi accanto ai predecessori Washington, Jefferson, Roosevelt e Lincoln. Ma per il National Park Service non c'è speranza che accada

Donald Trump vuole il suo busto scolpito sull’iconico Monte Rushmore. Anzi, ce lo ha già messo. Il presidente Usa ha pubblicato sul suo account X un meme in cui appare sorridente, digitalmente aggiunto accanto ai suoi “monumentali” predecessori George Washington, Thomas Jefferson, Theodore Roosevelt e Abraham Lincoln. Anche i quattro presidenti storici, nel fotomontaggio, sorridono. Peccato che il National Park Service abbia già chiarito che l’operazione è semplicemente impossibile, per due motivi: primo, considera il Rushmore un’opera d’arte finita; secondo, non c’è spazio. «La parte scolpita del Monte Rushmore è stata analizzata a fondo, e non esistono aree idonee per ulteriori incisioni», ha dichiarato il parco in un comunicato. In passato, proposte simili avevano riguardato anche Kennedy e Reagan, senza alcun esito.

Il sogno proibito di Trump

Il desiderio di Trump di vedere scolpito il proprio volto sull’iconico monte risale al primo mandato, quando lo confidò a Kristi Noem, allora deputata del South Dakota. Successivamente, Noem gli regalò un modellino del monumento con la sua faccia aggiunta. Negli ultimi mesi, Trump ha rilanciato l’idea in parallelo con il progetto del National Garden of American Heroes, un parco che dovrebbe ospitare 250 statue a grandezza naturale di figure storiche statunitensi, da Amelia Earhart a Muhammad Ali, passando per Steve Jobs e Cristoforo Colombo. Il giardino è stato approvato tramite ordine esecutivo e finanziato dalla Camera dei Rappresentanti con 40 milioni di dollari, mentre il Senato deve ancora approvare i fondi.

Le tensioni con le tribù Sioux

Il Giardino degli Eroi è previsto nelle Black Hills, proprio vicino al Monte Rushmore, su un terreno donato da una compagnia mineraria locale. Tuttavia, già dall’inizio dell’estate l’iniziativa ha suscitato forti proteste tra le tribù Sioux e altre comunità indigene, che considerano le Black Hills un’area sacra. La zona si trova al centro di dispute storiche: il Trattato di Fort Laramie del 1868 riconosceva le terre ai Sioux, ma le autorità le sequestrarono pochi anni dopo per l’estrazione dell’oro. La Corte Suprema nel 1980 ha riconosciuto la violazione, ma le tribù all’epoca rifiutarono il risarcimento. Oggi, gli attivisti indigenti denunciano che lo sviluppo del giardino e delle attrazioni turistiche collegate rischierebbero di cancellare la memoria storica delle loro terre e chiedono un dialogo diretto con le autorità federali.

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