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I soldati israeliani in vacanza in Sardegna e nelle Marche: «Una “decompressione” da Gaza»

08 Settembre 2025 - 05:49 Alessandro D’Amato
soldati israele vacanza italia sardegna marche
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A Santa Teresa di Gallura sarebbero un centinaio. Anche se secondo la Digos si tratterebbe di dipendenti di Cellcom Israel. Sono liberi di muoversi ma protetti dalla polizia

La chiamano “decompressione“. Una vacanza dai bombardamenti di Gaza. In luoghi come la riviera del Conero nelle Marche e le spiagge della Gallura in Sardegna. Anche se devono fronteggiare le proteste: il 31 agosto un gruppo di manifestanti ne ha accolto alcuni di loro all’aeroporto di Olbia in arrivo da Tel Aviv al grido di «killers not welcome», per dimostrare la loro contrarietà al «turismo del genocidio». I “soldati dell’Idf” che si trovano in un hotel a Santa Teresa di Gallura sono addirittura un centinaio. E secondo fonti di polizia si tratterebbe invece di dipendenti di Cellcom Israel. Sono liberi di muoversi ma protetti dalla Digos. Come a Porto San Giorgio (in provincia di Fermo) sia nel 2024 che nel 2025. Sono target da monitorare per questioni di sicurezza nazionale

Turisti o soldati?

Il Fatto Quotidiano racconta che alloggiano al Mangia’s resort Curio Collections di Santa Teresa di Gallura, hotel del gruppo Hilton. Con un costo medio di 4-500 euro a notte, 200 posti, la metà occupati da un unico gruppo di israeliani. L’età è di 20-30 anni. La località si chiama Santa Reparata. Una fonte dell’albergo dice ai cronisti del quotidiano di Marco Travaglio che «sono soldati israeliani, purtroppo». E aggiunge: «Sono quelli di cui parlano i giornali. Abbiamo la polizia che sorveglia costantemente l’ingresso. Proteggono loro, ma proteggono anche noi. Alcuni si comportano bene, altri dopo che bevono diventano molesti. Urlano, e insultano, sono arroganti e con segni evidenti di stress. Non sono turisti come tanti. Vanno in gruppo come se fossero in squadra, si guardano le spalle. Ogni sera si vanno a prendere bottiglie da bere a bar chiuso. Un po’ li lasciamo fare, cerchiamo di evitare che la situazione degeneri».

Idf, Sardegna e Marche

Uno degli ospiti ammette di essere un soldato. Dice di chiamarsi Reuven: «Voi in Europa parlate di genocidio ma non capite cosa è stato per noi il 7 ottobre». Nessuno indossa kippah o simboli religiosi. Quando parlano in pubblico usano l’inglese. Di stress postraumatico da guerra soffrono 3770 soldati sui 130 mila impiegati. Nel 2025 in 16 si sono tolti la vita. Ieri un corteo di protesta è arrivato fino al resort. Ci sono chat tra dipendenti della struttura e loro superiori in cui si invita a negare ai giornalisti che gli ospiti siano militari. Secondo la Digos si tratta di dipendenti di una compagnia di telecomunicazioni. Ovvero la Cellcom, che ha postato le tappe del tour sardo di un viaggio aziendale: cantine Surrau, isole della Maddalena, Phi Beach Club.

Le Marche

Nelle Marche invece c’è stata una parziale ammissione: «I soldati dell’Idf in Italia sono tutelati perché considerati obiettivi sensibili». Secondo Il Messaggero si tratta di turisti con particolari esigenze di riservatezza. Che «vengono presentati agli albergatori con nomi di fantasia e solo all’ultimo con quello reale, al momento della registrazione», secondo le guide specializzate. Altre volte alloggiano in case private. Sono in Italia perché è considerata un paese amico e sicuro. Ma adesso il rischio è che anche quei luoghi diventino obiettivi sensibili.

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