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Stop auto a benzina e diesel dal 2035, Weber vuole rivedere il divieto: «Abbiamo perso 88mila posti di lavoro»

09 Settembre 2025 - 10:19 Ugo Milano
Autobrennero
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L'obiettivo è raggiungere la «neutralità tecnologica» ha dichiarato il capogruppo del Ppe al Parlamento Europeo

«Abbiamo bisogno di una revisione del divieto sui motori a combustione interna». A dirlo è il capogruppo del Ppe, Manfred Weber, parlando in conferenza stampa a Strasburgo e lanciando così un allarme sul futuro di un settore strategico per l’Europa. «Ci opporremo a questo approccio ideologico», ha annunciato, ricordando che solo lo scorso anno sono andati persi «88 mila posti di lavoro nell’industria automobilistica», un dato che fotografa la fragilità di un comparto da cui dipendono milioni di famiglie. Weber ha sottolineato il ruolo cruciale dell’automotive: «non solo il più grande settore economico dell’Ue, ma anche una delle principali fonti di innovazione». E per questo, ha aggiunto, «il settore ha bisogno del nostro sostegno come legislatori», mettendo al centro la cosiddetta «neutralità tecnologica». Mentre l’obiettivo del divieto sui motori a combustione interna è quello della neutralità climatica entro il 2050 perché il trasporto su strada rappresenta un quinto delle emissioni di CO2 dell’Ue.

Il divieto del 2035 e le deroghe

Le parole di Weber cercano di smuovere un contesto legislativo già definito: nel 2023 il Parlamento europeo ha approvato una riforma che blocca dal 2035 la produzione di auto nuove a combustione interna alimentate con carburanti fossili. Non si tratta di un divieto ai motori in sé, ma al tipo di combustibile, lasciando aperta la porta a futuri carburanti alternativi compatibili con i motori tradizionali. Dal 2035 i veicoli a benzina o diesel non potranno più essere prodotti, mentre quelli già in circolazione continueranno a circolare e a essere rivenduti. Sono previste deroghe per i piccoli produttori: chi costruisce meno di 1.000 veicoli l’anno potrà continuare, chi produce fino a 10mila auto o 22 mila furgoni avrà tempo fino alla fine del 2035. Jan Huitema, relatore della riforma, spiegava già allora che gli obiettivi «offrono chiarezza all’industria automobilistica e stimoleranno innovazione e investimenti».

I timori

Oggi, però, il dibattito si riaccende. Le parole di Weber evidenziano il timore di perdere posti di lavoro e intere filiere produttive, mettendo in tensione la politica europea tra sostenibilità ambientale e protezione economica. Il futuro dell’automotive, tra auto elettriche e motori tradizionali, resta quindi uno dei nodi più caldi ora al Parlamento europeo.


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