Il piano italiano per gli ospedali in caso di guerra: «Collaborazione con la Difesa, esercitazioni condivise»


Dopo i casi di Francia e Germania, ora è l’Italia a stare sviluppando un piano sanitario in caso di guerra. Durante un eventuale conflitto, l’Italia dovrà garantire la «resilienza» dei settori più importanti della società. Energia, trasporti, infrastrutture. All’interno di ogni categoria ci sono dei «soggetti critici» che devono continuare a funzionare in ogni scenario. Sono elencati in un decreto di settembre 2024 che recepisce una direttiva europea. Primo fra tutti c’è il sistema sanitario, chiamato ad avere «una strategia e misure di preparedeness & response per la gestione di emergenze sanitarie su vasta scala». Come scrive Il Sole 24 Ore, la definizione di questa strategia è stata affidata negli scorsi mesi a un tavolo permanente presso il ministero della Salute. Da quanto emerge, i 10 membri dell’organo avrebbero considerato lo scenario limite del coinvolgimento diretto in un conflitto, in seguito all’attivazione dell’articolo 5 della Nato.
Collaborazione tra medicina civile e militare
Il decreto che istituisce il tavolo contiene indicazioni d’indirizzo tra cui quella di «rafforzare la collaborazione civile-militare in campo sanitario, promuovendo percorsi formativi comuni ed esercitazioni congiunte o definendo piani operativi e linee guida condivise per la gestione della catena di comando durante eventi catastrofici». Il documento ipotizza anche un piano in tre fasi, che coprono ogni momento di un eventuale impegno in guerra. Arrivo delle truppe, mobilità interna e combattimento all’estero. Con la relativa assistenza ai feriti in strutture ospedaliere ed extraospedaliere. «In Italia si dovrebbe maturare la consapevolezza che siamo in una situazione prebellica e la maggior parte degli italiani mi pare rimuova il concetto», ha detto l’ex presidente dell’Istituto superiore di sanità Walter Ricciardi al Corriere della Sera. Oltre all’attivazione degli articoli 3 e 5 del Patto Atlantico, tra gli eventi critici sono citati anche quelli NBCR (Nucleari, biologici, chimici, radiologici). Sono considerati particolarmente pericolosi anche in tempo di pace: anche con un solo soggetto coinvolto innescano procedure di maxiemergenza.
Gli esempi di Francia e Germania
In attuazione delle stesse indicazioni europee, la Francia e la Germania hanno aggiornato i piani sanitari in caso di un conflitto su larga scala, paventato di recente dopo il caso dei droni russi in Polonia. In Francia una circolare del ministero della Salute ha definito le modalità di collaborazione con strutture sanitarie gestite dalla difesa, in supporto agli ospedali civili. La stessa cosa è successa in Germania, dove in senato è stato esposto un provvedimento simile. Ad accomunare le strategie ci sono la necessità di gestire alti numeri di feriti, l’installazione di punti medici avanzati mobili, il coordinamento per grandi evacuazioni.
Foto copertina: ANSA / MATTEO CORNER | Un ospedale da campo