L’attentatore di Trump viene giudicato colpevole su tutti i capi d’accusa. Lui tenta di suicidarsi in aula conficcandosi una penna nel collo


Ryan Routh, 59 anni, è stato riconosciuto colpevole di tutti i capi d’accusa nel processo federale che lo vedeva imputato per il tentato omicidio di Donald Trump. L’uomo, secondo gli inquirenti, aveva predisposto un vero e proprio “nido da cecchino” nei pressi del sesto green del Trump International Golf Club in Florida, lo scorso anno, ma non riuscì mai a sparare contro l’ex e attuale presidente. La giuria ha impiegato meno di tre ore per arrivare al verdetto, che include i reati di tentato assassinio di un candidato presidenziale, aggressione a un agente federale, possesso di armi e munizioni da parte di un pregiudicato e possesso di un’arma con matricola abrasa. Routh sarà condannato il 18 dicembre dalla giudice Aileen Cannon e rischia l’ergastolo. Secondo quanto riporta la Cnn, subito dopo la lettura della sentenza, l’uomo ha tentato di suicidarsi in aula.
Il tentativo di togliersi la vita
Subito dopo la lettura del verdetto, l’imputato ha tentato di colpirsi al collo con una penna. È stato immediatamente bloccato dagli agenti presenti in aula, immobilizzato e portato fuori con la forza. Al rientro era ammanettato. La figlia Sarah ha urlato: «Ti amo, ti tireremo fuori, non preoccuparti», prima di essere accompagnata all’uscita.
Le prove raccolte dall’FBI
L’accusa ha ricostruito in quasi due settimane di dibattimento, con 38 testimoni e centinaia di reperti, la preparazione dell’attentato. Secondo la supervisora dell’FBI Kimberly McGreevy, Routh avrebbe sorvegliato per settimane l’area del golf club, utilizzando telefoni “usa e getta” per organizzare l’acquisto di un fucile e cercando online informazioni su comizi di Trump, telecamere del traffico di Palm Beach e possibili vie di fuga.
Il piano di Ryan Routh
Il piano, sostengono i procuratori, includeva targhe false, alias multipli e persino l’ipotesi di fuga in Messico: messaggi intercettati rivelano che aveva scritto a un conoscente “potrei vederti lunedì”, il giorno successivo all’attacco programmato. Poco prima dell’intervento delle forze dell’ordine, il 15 settembre 2024, Routh inviò messaggi d’addio ai tre figli, ringraziandoli e dicendo di amarli. Arrestato mentre tentava la fuga sull’Interstate 95, venne riconosciuto da un testimone che aveva annotato la targa del suo Suv.
La difesa e le interruzioni
Routh si è difeso da solo, chiamando tre testimoni, tra cui un ex cecchino dei Marines che ha messo in dubbio l’efficienza dell’arma sequestrata. In chiusura ha sostenuto che «l’attentato non sarebbe mai avvenuto» e che quindi non vi fosse «alcuna intenzione reale». La giudice Cannon lo ha però richiamato più volte per divagazioni non pertinenti.
La reazione di Trump
Trump ha commentato su Truth ringraziando le autorità: «Questo era un uomo malvagio con intenzioni malvagie, e lo hanno catturato». La procuratrice generale Pam Bondi ha parlato di «un attacco non solo al Presidente, ma all’intera nazione».