Gli studenti con disturbi di apprendimento avranno un percorso tutelato anche all’università. La proposta di FdI e la corsa per essere pronti l’anno prossimo


Dislessia, discalculia, disortografia e disgrafia: sono le quattro forme in cui si declinano i Disturbi specifici dell’apprendimento (Dsa), un fenomeno in costante crescita tra bambini, adolescenti e giovani adulti. Se nel contesto scolastico obbligatorio esistono da tempo strumenti normativi per tutelare il diritto allo studio degli studenti con Dsa, lo stesso non si può dire per l’università, dove ogni ateneo ha regole proprie. O non ci sono affatto. In questo quadro, è attualmente in discussione in commissione Cultura al Senato un disegno di legge che punta a colmare il vuoto normativo, introducendo su scala nazionale il Piano didattico personalizzato universitario (PDP-U). L’obiettivo è estendere le tutele previste per la scuola dell’obbligo, nella dalla legge 170 del 2010, anche al percorso accademico. Il termine per la presentazione degli emendamenti scade il 29 settembre. Subito dopo si entrerà nella fase di analisi delle proposte: «L’obiettivo è avere una legge vera e propria già dall’anno prossimo».
Dalla scuola all’università
A parlare con Open è Anna Maria Fallucchi, senatrice di Fratelli d’Italia, firmataria del disegno di legge. Tra i cofirmatari c’è anche Mario Occhiuto, senatore calabrese, il cui figlio – che esercitava la professione di psicologo – si è tolto la vita quest’anno. Da allora, Occhiuto è impegnato attivamente in diverse iniziative legate alla salute mentale, come quella che prevede l’situzione dello psicologo scolastico. Tornando al disegno di legge sulla dislessia, va ricordato che in Italia esiste già il Piano didattico personalizzato (Pdp), un documento previsto dalla sola normativa scolastica (dalle primarie alle superiori) che definisce gli interventi didattici pensati per supportare gli studenti con esigenze educative specifiche, ma non riconducibili alla disabilità. Stabilisce misure compensative per facilitarne il percorso scolastico, come interrogazioni programmate, tempo aggiuntivo durante le verifiche o una riduzione del carico di lavoro durante le prove. Misure che verrebbero inserite nel Pdp-u, in cui la “U” sta proprio per universitario.
I Dsa e l’abbandono universitario
Un problema quello dell’assenza di strumenti dispensativi che può incidere concretamente sul percorso e sulle prospettive future dei giovani con Dsa. «Preoccupa il fatto che questi ragazzi, dopo il liceo, si iscrivano all’università ma rischino di abbandonarla, senza portare a termine il percorso di studi e conseguire la laurea – commenta Fallucchi – Questo significherebbe vanificare anni di impegno, anche perché molti di loro hanno già affrontato con fatica l’intero percorso scolastico, dalla primaria alle superiori. Sarebbe un vero peccato se non riuscissero a concludere gli studi universitari, come se facessero un passo indietro rispetto ai progressi ottenuti nel mondo della scuola, soprattutto ora che esistono strumenti come il PDP che prima non c’erano e che hanno reso più chiaro e strutturato l’approccio didattico per chi ha Dsa»
Esteso a tutte le università, ai master e ai dottorati
Le misure riguarderebbero tutte le università statali e non statali, legalmente riconosciute e operanti sul territorio nazionale, inclusi i corsi di laurea online, i corsi post-laurea, i master universitari e i dottorati di ricerca. Ovviamente, sarà necessaria una diagnosi rilasciata dagli enti competenti, dopodiché si potrà procedere con la stesura del Pdp-U, compito che verrà affidato a una commissione specificamente designata. Il testo – nella sua forma base – prevede inoltre che il Piano abbia validità annuale, con un monitoraggio semestrale per verificarne l’efficacia e l’eventuale necessità di aggiornamenti.
Il fondo per finanziare la formazione dei docenti
Alle misure sopra citate se ne aggiungerebbero altre, perché «il contesto è completamente diverso rispetto a quello “ristretto” di una classe scolastica: ci si trova in aule con centinaia di studenti», spiegano. «Per questo chiediamo più docenti formati sul tema e tutor che possano seguire in modo più specifico gli studenti con Dsa nella preparazione e nello svolgimento degli esami». Ovviamente, questa formazione comporterà un costo aggiuntivo, che sarà coperto da un Fondo istituito appositamente, chiamato “Fondo nazionale per l’attuazione del PDP-U“. L’ammontare delle risorse da destinare non è ancora stato stabilito, ma il fondo consentirà agli studenti con Dsa di acquistare tecnologie assistive, se necessarie, coprirà i compensi per i tutor specializzati, finanzierà corsi di formazione per i docenti e garantirà le risorse per il supporto psicopedagogico.
Apertura nel centrosinistra?
Una legge che potrebbe trovare apertura anche nel centrosinistra? «Noi ce lo auguriamo, e pensiamo di sì – commenta Fallucchi – Presumo che, trattandosi di un disegno di legge che mira ad aiutare ragazzi con difficoltà specifiche, non ci debbano essere ostacoli, ma una volontà condivisa da parte di tutte le forze politiche. Confidiamo che, attraverso gli emendamenti che arriveranno da tutti i gruppi parlamentari, si possa arrivare quanto prima all’approvazione definitiva.»
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