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La legge Ue sulla deforestazione potrebbe slittare ancora. Bruxelles: «Problemi informatici». Il Wwf: «Imbarazzante»

24 Settembre 2025 - 17:44 Gianluca Brambilla
rinvio legge ue deforestazione
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Popolari e Socialisti di nuovo ai ferri corti su uno dei pilastri del Green Deal: i primi applaudono la nuova proposta di rinvio, i secondi vanno all'attacco di von der Leyen

È sul rinvio (l’ennesimo) del regolamento europeo contro la deforestazione che rischia di consumarsi il nuovo (e anche qui ennesimo) scontro tra Socialisti e Popolari. La commissaria europea all’Ambiente, Jessika Roswall, ha annunciato che la Commissione europea intende proporre di rinviare di un altro anno l’entrata in vigore dello Eudr, l’ambizioso regolamento che punta a ridurre – ed eventualmente azzerare – il ruolo dell’Unione europea nella deforestazione. Le norme, approvate nel 2022, sarebbero dovute scattare a fine 2024, ma le istituzioni europee decisero di rinviare il tutto di un anno. L’entrata in vigore, dunque, è slittata al 31 dicembre 2025 per le grandi aziende e al 30 giugno 2026 per le Pmi. Ora Bruxelles chiede di concedere un altro anno di tempo alle imprese del settore per adeguarsi alla normativa. Una proposta che divide la maggioranza al Parlamento europeo, con i Popolari che applaudono e i Socialisti che promettono battaglia.

Il nuovo rinvio proposto dall’esecutivo Ue

Per motivare la necessità di un nuovo rinvio dello Eudr, la commissaria Roswall ha evocato un problema mai sorto finora: la tenuta dei sistemi informatici. «Nonostante i nostri sforzi di semplificazione, siamo preoccupati per il sistema informatico data la quantità di dati da inserire», ha spiegato la commissaria europea all’Ambiente. Roswall ha comunque rivendicato la bontà del regolamento, definito «fondamentale per combattere la deforestazione», ma ha aggiunto che «rimangono disagi per le nostre imprese e le catene di approvvigionamento». I timori di Bruxelles, in particolare, riguarderebbero la raccolta dei dati relativi alla deforestazione da Paesi terzi, che le aziende – in base alle nuove regole – saranno chiamate a inserire in un sistema informatico per provare che i propri prodotti non contribuiscono alla deforestazione. «Spero che i co-legislatori (Parlamento europeo e Consiglio Ue, ndr) ci aiutino a trovare il tempo necessario per ottenere la capacità informatica di cui abbiamo bisogno», ha detto ancora Roswall.

EPA/Florence Lo | Jessika Roswall, commissaria europea all’Ambiente

I Popolari applaudono: «Bene il rinvio, ma cambiamo il regolamento»

L’annuncio della Commissione europea è stata accolta più che favorevolmente dal Ppe, che lo scorso anno avevano esercitato un forte pressing su Ursula von der Leyen affinché proponesse un primo rinvio delle norme sulla deforestazione. Anzi, ora i Popolari si spingono addirittura oltre, chiedendo non solo di rinviare l’entrata in vigore del provvedimento, ma anche di cambiarlo. «I problemi intrinseci della legge sono profondi, non possono essere risolti con ulteriori periodi di transizione», si legge in una nota del gruppo. «Se il regolamento sulla deforestazione fosse entrato in vigore senza modifiche dal primo gennaio, avrebbe causato problemi irrisolvibili a molti piccoli silvicoltori, agricoltori e piccole e medie imprese», ha aggiunto l’eurodeputato Peter Liese, portavoce del gruppo per le tematiche ambientali. Secondo il politico tedesco, «l’obiettivo di fermare la deforestazione globale è e rimane giusto, ma un mostro burocratico indebolisce l’accettazione della politica ambientale europea».

I Socialisti non credono alla versione di Bruxelles: «I problemi tecnici? Pretesti inconcludenti»

Non sono dello stesso avviso i Socialisti, compagni di coalizione dei Popolari, che già prima dell’estate avevano minacciato di rompere la maggioranza in caso di ulteriori passi indietro sul Green Deal, la strategia di sostenibilità di cui il regolamento sulla deforestazione rappresenta uno dei pilastri più ambiziosi. Anzi, tornano a evocare (seppur velatamente) il rischio di frattura nella maggioranza: «La presidente von der Leyen deve sapere che, inchinandosi al Ppe e all’estrema destra, la cooperazione delle forze filoeuropee è messa a repentaglio», avverte l’eurodeputata tedesca Delara Burkhardt. «Invece di guidare la lotta globale contro la deforestazione – aggiunge – la Commissione sta minando la credibilità dell’Europa e il suo ruolo di modello». Ma i Socialisti mettono in dubbio anche la versione di Bruxelles sui presunti problemi di tenuta informatica, definiti «pretesti inconcludenti». La vera ragione del nuovo rinvio dello Eudr, secondo Burkhardt, va cercata altrove, ossia nel tentativo di von der Leyen di accontentare Donald Trump e le «richieste di Washington sulla deregolamentazione in Europa».

EPA/Julien Warnand | Iratxe Garcia Perez, leader dei Socialisti Ue, e Manfred Weber, leader dei Popolari Ue

La filiera del legno: «Troppi oneri per le aziende»

A spingere per riaprire il regolamento, come chiesto dal Ppe, sono anche Confagricoltura e FederlegnoArredo, che nei giorni scorsi hanno partecipato al vertice a Bruxelles sullo Eudr. Le richieste della filiera italiana del legno sono chiare: «Ridurre ulteriormente gli oneri per le Pmi e concentrare gli obblighi di due diligence sui primi operatori, idealmente attraverso il prossimo pacchetto Omnibus, potenziare il sistema informativo e garantire una classificazione del rischio Paesi più aderente alla realtà». Più che l’impostazione del regolamento in sé, le aziende italiane contestano i nuovi oneri amministrativi che la legge introduce, definiti «sproporzionati» soprattutto per le piccole e medie imprese. «La filiera del legno-arredo – dichiara Claudio Feltrin, presidente di FederlegnoArredo – ha fatto della sostenibilità e del rispetto dell’ambiente uno dei suoi punti di forza, complice anche la fortuna di lavorare il legno. Rimanere fedeli a questi principi, è per noi imprescindibile».

Il Wwf: «Mossa imbarazzante»

Le associazioni ambientaliste rigettano questa narrazione e accusano la nuova proposta di rinvio del regolamento una «mossa imbarazzante» della Commissione europea. «Ciò comporterà costi ingenti per le aziende che hanno già investito nella conformità al regolamento e, soprattutto, porterà a un’ulteriore perdita di credibilità per la presidente von der Leyen», attacca il Wwf Italia. Anche la sigla ambientalista definisce poco credibile la scusa dei timori sulla tenuta dei sistemi informatici: «Se questo problema tecnico è reale – osserva Anke Schulmeister-Oldenhove, Forest Policy Manager di Wwf Europe – non solo dimostra incompetenza, ma anche una palese mancanza di volontà politica».

Foto copertina: Dreamstima/Tan Kian Yong

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