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Flotilla, il no dagli italiani a bordo al governo Meloni (e al Vaticano): «Nessuna deviazione agli aiuti: andremo a Gaza»

25 Settembre 2025 - 14:18 Ugo Milano
Global Sumud Flotila
Global Sumud Flotila
Arriva il rifiuto della delegazione italiana alla mediazione proposta da Roma per consegnare gli aiuti coinvolgendo il cardinale Pizzaballa

È un no secco alla proposta del governo Meloni quello della delegazione italiana del Global Movement to Gaza. A nome del comitato direttivo della Global Sumud Flotilla, gli italiani imbarcatisi per portare aiuti a Gaza dicono di aver comunicato alle «autorità italiane di non accettare la proposta ricevuta ieri su una possibile deviazione degli aiuti in direzione Cipro, per poi farli arrivare a Gaza con il coinvolgimento del patriarcato latino di Gerusalemme». «La nostra missione – sottolineano – rimane fedele al suo obiettivo originario di rompere l’assedio illegale e consegnare gli aiuti umanitari alla popolazione assediata di Gaza, vittima di genocidio e pulizia etnica. Qualsiasi attacco o ostruzione alla missione costituirebbe una grave violazione del diritto internazionale».

Cosa prevedeva la proposta del governo Meloni

Dopo l’abbandono del piano che prevedeva all’inizio la consegna degli aiuti al porto di Ashkelon, che si trova nella zona del Negev occidentale ovvero nel distretto meridionale di Israele – rifiutato ieri da una delle parti in causa – il governo italiano si era messo al lavoro per consegnare questi aiuti a Cipro, al patriarcato di Gerusalemme. Una proposta di mediazione che aveva ottenuto il consenso di Tel Aviv, di Cipro e del Patriarcato. La Gsf, però, si è detta contraria.

Quali sono le motivazioni al «no» della Flotilla

Secondo quanto dichiarato dagli attivisti del Global Movement to Gaza, il piano proposto dall’Italia non sarebbe coerente con la missione umanitaria. «La nostra missione – hanno precisato – rimane fedele al suo obiettivo originario di rompere l’assedio illegale e consegnare gli aiuti umanitari alla popolazione assediata di Gaza, vittima di genocidio e pulizia etnica». In risposta alla proposta, gli attivisti hanno invece rinnovato l’esortazione all’Italia di una presa di posizione netta. «Continuiamo a chiedere al Governo una risposta netta, severa e seria, in linea con il diritto internazionale».