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Solo 2 studenti su 61 sono italiani da più di una generazione: il record della scuola elementare a Mestre. Ed è polemica

26 Settembre 2025 - 15:30 Ugo Milano
Alla primaria Battisti pochissimi bambini italofoni: «Le famiglie scelgono scuole con meno stranieri». Vannacci: «Finiremo per essere stranieri in patria»

L’obiettivo storico della primaria «Battisti» di Mestre è fare integrazione. Ma com’è possibile se non ci sono più bambini italofoni? A chiederselo è il consiglio d’istituto della scuola elementare affacciata sulla laguna veneta, a fronte delle nuove iscrizioni che hanno visto arrivare 59 nuovi alunni con background migratorio e solo 2 con genitori italiani da più generazioni. «Da tempo poniamo in evidenza come la concentrazione sostanzialmente monoculturale degli alunni che non sono “italofoni” meriti davvero una attenta riflessione su scala cittadina», racconta al Corriere della Sera Carlo Pagan, presidente del consiglio d’istituto, «in una scuola che si è distinta per un’offerta formativa eccellente per tutti, anche per una reale capacità di accoglienza dei neo arrivati».

I corsi di lingua Bengali

L’istituto da sempre ha accolto studenti di oltre 40 nazionalità diverse. Uno specchio delle diverse fasi dell’immigrazione in Veneto, regione attrattiva per le opportunità di lavoro soprattutto nel settore dell’accoglienza. Da qui la nascita di varie proposte per gli alunni, come un corso di lingua Bengali. «Studiare la prima lingua aiuta nell’apprendimento dell’italiano», aveva commentato Paolo Balboni, docente di Lingue a Ca’ Foscari. Una scelta che aveva suscitato polemiche, nonostante le lezioni fossero fatte da un’associazione esterna.

I genitori italiani scelgono altre scuole

La situazione del «Battisti» ha a che fare anche con la sua posizione in città. Si trova infatti nel quartiere più densamente popolato da famiglie immigrate, che scelgono la scuola proprio per la sua vicinanza. I residenti storici sembrerebbero invece scegliere altre scuole, magari con meno alunni stranieri, sfruttando la libertà di iscrivere i propri figli senza il criterio della prossimità territoriale.

Vannacci: «Noi stranieri in patria, scuole private unica via»

Contro il boom di iscritti stranieri si è scagliato anche il vicesegretario leghista Roberto Vannacci: «Ormai agli italiani non resta che la via delle scuole private se vogliono offrire ai propri figli un’educazione decente», ha commentato il generale. «E così noi siamo costretti a pagare due volte: con le nostre tasse paghiamo agli stranieri scuola gratis, sanità gratis, alloggi popolari, bonus, sussidi etc. e poi dobbiamo pagare una seconda volta per la scuola privata». Per poi sintetizzare tutto in un post su X: «Finiremo per diventare noi stranieri in patria».