Il trionfo di Antonella Palmisano cancellato, lo sfogo della marciatrice azzurra: «Mi sono rotta le pa***: adesso si sta superando il limite»


«Sono stanca. Stanca delle mie medaglie silenziose, di una marcia trattata come uno sport di Serie B». Con queste parole Antonella Palmisano, campionessa olimpica e fresca medaglia d’argento ai mondiali di Tokyo, ha scelto Instagram per denunciare quello che definisce una «mancanza di rispetto continua e sistematica». L’atleta, con i successi raggiunti negli ultimo anni nella marcia 35 km, si è imposta come una tra i nomi più importanti dell’atletica italiana. Ma questo non è bastato per evitare «l’ennesima presa in giro». Nel post pubblicato da European Athletics per promuovere gli Europei del 2026, sono state mostrate le medaglie italiane della rassegna iridata. Ma la sua, ancora una volta, era sparita.
Le accuse a federazioni e dirigenti
«Non è la prima volta» ha scritto Palmisano «è sempre così. La mia disciplina è ignorata, le mie vittorie cancellate come se non fossero mai esistite». Non solo l’ente europeo, ma anche Fidal e i vertici italiani finiscono nel mirino della marciatrice: «Sono stanca di un DT che dimentica di nominare la mia medaglia nella conferenza stampa, stanca di vedere i miei risultati ignorati persino sul sito della Fidal». Parole dure, accompagnate dalla scelta simbolica di inserire nella bio del suo profilo social l’elenco delle medaglie vinte: un oro olimpico, due bronzi mondiali, un oro e un bronzo europei. «Ho vinto per l’Italia, ho portato il tricolore sul podio, ho dato tutto ogni singola volta… eppure sembra che per qualcuno non valga nulla».

«Pretendo rispetto»
Palmisano ricorda anche come, in passato, il presidente del Coni Giovanni Malagò fosse stato uno dei pochi a comprendere la sua battaglia. «Beh, non starò più zitta. Pretendo rispetto. Pretendo che il mio nome e la mia storia vengano ricordati. Perché se oggi l’atletica italiana può vantare certe medaglie, è anche grazie a me. Chi continua a far finta di non vederle dovrebbe solo vergognarsi». A distanza di 16 ore dal suo sfogo, l’atleta ha poi rilanciato: «Pensate che qualcuno abbia chiamato per confrontarsi o scusarsi? Che sia uscito un articolo di scuse come già successo per un mio collega più influente? Niente». E ha poi concluso: «Mi hanno sempre dato della brava ragazza. In realtà sono diventata una donna che pretende rispetto».