Salvatore Ocone, il Tso e le parole dopo la strage in famiglia: «Mia moglie troppo autoritaria». Il figlio 21enne torna da Rimini: «Perché ero scappato da quella casa»


«Mia moglie era aggressiva e autoritaria». Con questa frase Salvatore Ocone ha provato a spiegare agli inquirenti perché, all’alba di ieri, ha ucciso la moglie Elisa Polcino e il filgio più piccolo, Cosimo, in una follia omicida che si è conclusa ieri sera nelle campagne di Campobasso. In conferenza stampa, il procuratore di Benevento Gianfranco Scarfò e gli investigatori hanno confermato che Ocone soffriva di una psicosi cronica: nel 2011 era stato sottoposto a un Tso, ma da allora non risultavano altri ricoveri né episodi simili. «Non ci sono precedenti di violenze familiari» hanno sottolineato, aggiungendo che è in corso la valutazione della sua capacità di intendere e di volere.
Il ritorno del figlio maggiore
Intanto, a Paupisi è tornato Mario, il figlio maggiore di Elisa, 23 anni, che da tre anni si era trasferito a Rimini per lavorare nel settore della ristorazione. Il giovane aveva scelto di allontanarsi dalla casa di famiglia per inseguire il suo sogno di fare il cameriere e per sfuggire a un clima domestico segnato dalle tensioni e dalla depressione del padre. «Quella casa era diventata un ambiente insopportabile, una gabbia litigiosa da cui sono scappato» avrebbe detto il giovane ai familiari, quando nella tarda serata di ieri è rientrato a casa. Ha chiesto subito notizie a proposito della sorella 16enne sopravvissuta. Dopo una notte a casa dei nonni materni, questa mattina ha raggiunto l’ospedale Neuromed di Isernia, dove la ragazza è ricoverata. «Non avrei mai immaginato che mio padre potesse arrivare a tanto», avrebbe confidato il giovane, abbracciando in lacrime i familiari.
La strage e la fuga: cosa è successo
Secondo la ricostruzione degli inquirenti, Ocone avrebbe colpito la moglie nel sonno con una grossa pietra, presa probabilmente in giardino, per poi aggredire i due figli dentro casa. Dopo averli feriti, li avrebbe trascinati fino all’auto e sarebbe fuggito, lasciando tracce di sangue sia nell’abitazione sia vicino al veicolo. La fuga è durata tredici ore ed è terminata in Molise, dove l’uomo è stato fermato, senza oppore resistenza, in un campo. La figlia sedicenne, sottoposta a un delicato intervento chirurgico alla testa, è stata trasferita dall’ospedale di Campobasso a quello di Pozzilli. Le sue condizioni sono stazionarie: secondo fonti mediche non sarebbe in pericolo di vita ma nelle prossime ore dovrebbe essere diffuso un bollettino medico con gli ultimi aggiornamenti