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Gli Usa e l’allarme sulla pasta italiana. Il rischio del super dazio al 107 per cento

05 Ottobre 2025 - 09:03 Alba Romano
usa dazi pasta
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Colpiti i colossi del grano made in Italy. Sotto indagine diretta i marchi La Molisana e Garofalo. Storia di un'indagine del dipartimento del commercio statunitense, partita da una realtà "amica" dei produttori italiani

Non bastavano i dazi del 15% applicati da Donald Trump. Ora il cibo italiano per eccellenza, la pasta, rischia di perdere l’export verso gli Usa. Il dipartimento del Commercio ha annunciato l’applicazione di un maxi dazio “punitivo” del 91,74% per 13 grandi e piccoli produttori italiani, dopo un’indagine antidumping, con l’accusa di vendita sotto costo dei propri prodotti. Scatterebbe dal primo gennaio 2026 e sull’ipotesi della misura stanno già lavorando il ministero degli Esteri e quello dell’Agricoltura.

Le aziende di pasta italiana colpite

Tutto parta da una delle misure antidumping che gli Stati Uniti hanno sempre applicato alle aziende straniere. Il Dipartimento del Commercio americano ha punito le due aziende oggetto di indagine diretta, cioè La Molisana e Garofalo, perché, secondo loro, non hanno fornito informazioni che invece avevano condiviso in passato con gli USA. Ma il maxi dazio va a colpire anche alle altre undici aziende che non sono state direttamente sentite. Nella relazione del dipartimento, riporta il Sole 24 Ore, oltre a La Molisana e Garofalo, sono citati altri esportatori tra cui: Agritalia, Aldino, Antiche Tradizioni Di Gragnano, Barilla, Gruppo Milo, Pastificio Artigiano Cav. Giuseppe Cocco, Pastificio Chiavenna, Pastificio Liguori, Pastificio Della Forma, Pastificio Sgambaro, Pastificio Tamma e Rummo. «Modalità inaccettabili, specie in questo momento in cui si cerca di riportare stabilità nei rapporti commerciali», ha dichiarato Luigi Scordamaglia, amministratore delegato di Filiera Italia.

L’indagine dal fuoco amico

Paradosso della situazione, spiegano oggi diverse testate italiane, è che questo è il prodotto di un “fuoco amico”. Perché una delle due aziende americane che hanno denunciato il presunto caso di dumping, avvenuto a cavallo tra il 2023 e il 2024, è la Winland Foods, colosso controllato dal fondo di investimento Investindustrial, di recente unito con La Doria nel colosso Windoria. «Il ministero è intervenuto formalmente nel procedimento come “parte interessata” – ha dichiarato ieri la Farnesina – per aiutare le aziende a far valere le proprie ragioni. Il governo italiano auspica che da parte americana venga riconosciuta la correttezza e la piena volontà di collaborare dei nostri produttori». Il nuovo dazio tra l’altro per chi invece già produce negli Usa, come per esempio Barilla, avrà un impatto tariffario minore.

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