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Nobel per la Medicina alle scoperte sulle malattie autoimmuni e su come limitarne la diffusione: il premio a Brunkow, Ramsdell e Sakaguchi

06 Ottobre 2025 - 11:46 Ugo Milano
nobel medicina cellule malattie autoimmuni
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Il prestigioso premio agli scienziati per la ricerca che ha permesso di scoprire come il sistema immunitario riesce a evitare di contrarre malattie autoimmuni. E, di conseguenza, su come è possibile sviluppare nuove terapie per arginare la loro incidenza

Sono Mary Brunkow, Fred Ramsdell e Shimon Sakaguchi ad aggiudicarsi il 116esimo Nobel per la Medicina. I tre scienziati sono responsabili della scoperta del funzionamento di una parte fondamentale del nostro sistema immunitario, e cioè di come noi possiamo combattere tutti i tipi di microbi all’interno del nostro corpo e al contempo evitare malattie autoimmuni. Ogni Nobel prevede una medaglia d’oro, un diploma e un assegno da 11 milioni di corone svedesi, circa un milione di euro.

La scoperta dei tre scienziati e il ruolo delle “cellule T”

Per individuare tutte le differenti varietà di microbi, anche nuovi, ci sono delle cellule specifiche all’interno del nostro sistema immunitario, chiamate “cellule T”, dotate di recettori. Questi recettori sono diversi per ogni cellula, tanto da esistere in miliardi di forme differenti. Quando riconoscono però le forme di alcune proteine “buone” interne al nostro corpo, si legano con loro dando origine alle cosiddette malattie autoimmuni, come il diabete di tipo A. Mary Brunkow, Fred Ramsdell e Shimon Sakaguchi sono riusciti a individuare come il sistema immunitario riesce a «tenere sotto controllo» le cellule T più a rischio di legarsi con proteine umane.

Le cellule «regolatrici» e la nuova frontiera della medicina

Secondo Sakaguchi questo sarebbe il compito di alcune “cellule T” speciali che regolano la risposta immunitaria. Per questo lo scienziato le chiamò «cellule T regolatrici». In un secondo momento Brunkow e Ramsdell hanno mappato una lunghissima parte del genoma umano, individuando il gene Foxp3 come quello «responsabile» delle malattie autoimmuni: qualunque mutazione lungo quel tratto di Dna comporterebbe una probabilità molto più elevata di sviluppare quel tipo di malattie. Scoperte che hanno permesso di aprire una nuova frontiera nel mondo della medicina, con l’elaborazione di terapie che prevedono l’iniezione di «cellule T regolatrici» per permettere un controllo più efficace.

Il favorito snobbato: l’ormone GLP-1 e le ricerche per l’Ozempic

Alla vigilia del premio più prestigioso dell’anno, c’era un chiaro favorito. Tutti puntavano sulla ricerca per la lotta contro l’obesità e in particolare sull’ormone GLP-1, sfondamento di farmaci come l’Ozempic che sono andati a creare un mercato multimiliardario nello spazio di pochissimi mesi. Il GLP-1 (Glucagon-like peptide 1) è in grado di agire sui centri cerebrali della sazietà. I responsabili di questa ricerca sono i medici danesi Jens Juul Holst (Università di Copenaghen) e Joel Habener (Harvard), ma anche l’endocrinologo canadese Daniel Drucker e la chimica americana Svetlana Mojsov della Rockefeller University di New York. 

Gli altri candidati, dalle cellule della leucemia all’immunità innata

Tra i candidati figuravano anche i giapponesi Kenji Kangawa e Masayasu Kojima, capaci di individuare la grelina, l’ormone che stimola l’appetito. Così come il canadese John E. Dick, per i suoi studi pionieristici sulle cellule staminali della leucemia, e il gruppo di lavoro formato dalla medica tedesca Andrea Ablasser, dal virologo americano Glen N. Barber e dallo scienziato sino-americano Zhijian James Chen. Questi ultimi hanno portato avanti importantissime ricerche sulla via “cGAS-STING”, un meccanismo chiave dell’immunità innata.

Quando sono consegnati i Nobel 

È con il conferimento del premio per la Medicina che si inaugura la settimana lunga dei Nobel, che si suddividono uno dopo l’altro fino al prossimo lunedì. Martedì 7 ottobre, alle 11.45, sarà consegnato quello per la Fisica. Mercoledì 8 sarà la volta della Chimica, che chiuderà il trittico prettamente scientifico. È possibile che in queste giornate sia lanciato apertamente un richiamo, anzi un allarme, riguardo alla riduzione dei fondi stanziati per la ricerca scientifica americana, una scelta di Donald Trump. Giovedì 9 alle 13 quello della Letteratura e – per chiudere la settimana – venerdì 10 ottobre alle 11 il tanto attesto Nobel per la Pace. Tra i suoi principali (e autonominati) candidati anche lo stesso presidente americano Donald Trump, anche se si tratta quantomeno di un sogno distante. Dopo la pausa nel fine settimana, lunedì 13 alle 11.45 sarà annunciato il vincitore del Nobel per l’Economia, assegnato dalla Banca centrale svedese. 

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