Fondazione Cariplo lancia The Youth Club, il progetto per avvicinare i giovani al teatro


Cosa porta i giovani a teatro? Anzi, cosa li trattiene dall’andarci? È a partire da queste domande e dalla lettura dei dati a riguardo che Fondazione Cariplo ha iniziato a pensare all’ambizioso progetto “The Youth Club”, un’alleanza – sostenuta con 2,5 milioni di euro – fra dieci teatri e istituzioni culturali della Lombardia e di Novara per portare gli under 30 in platea. Infatti, secondo un’elaborazione dell’Evaluation Lab su dati Istat ed Eurostat, la partecipazione culturale dei giovani italiani dai 16 ai 29 anni è sotto la media europea e il divario cresce ulteriormente nella fascia 25-54 anni. Questa carenza, almeno in parte, risponde al nome di “povertà educativa” e colpisce tutti coloro che dopo qualche esperienza con la scuola non si sono più affacciati a teatro. «Chi non ha opportunità di questo tipo è come se rinunciasse a sviluppare una parte del suo bagaglio culturale», osserva Giovanni Azzone, presidente di Fondazione Cariplo.
Le realtà culturali coinvolte nel progetto
The Youth Club nasce per colmare questo vuoto e aiutare i luoghi della cultura a incontrare le nuove generazioni. Per farlo, ha suggerito il regista Emanuele Aldovrandi alla presentazione del progetto, occorre prima di tutto evitare la «tendenza a fare spettacoli per insegnare qualcosa ai giovani», privilegiando una didattica che avvenga attraverso la bellezza, nella consapevolezza, riecheggiata dal collega Andrea Piazza, che «democratizzare non vuol dire banalizzare». I giovani, suggerisce l’attrice Elena Lietti, a sua volta ospite al lancio dell’iniziativa, cercano «storie che, per contenuto o per linguaggio, intercettino un punto di vista a loro familiare», e quindi accessibile. Proprio questa, in tutte le sue declinazioni, è la sfida raccolta dalle istituzioni partecipanti al progetto. Queste sono l’Associazione Centro Teatrale e il Teatro Grande di Brescia, il Teatro Sociale di Como-Aslico, il Teatro Amilcare Ponchielli di Cremona, il Teatro Carlo Coccia di Novara, il Teatro Donizetti di Bergamo, il Teatro Fraschini di Pavia, e infine la Fondazione “I Pomeriggi Musicali”, il Teatro dell’Elfo e il Teatro Franco Parenti di Milano.
Ascoltare i giovani per saper comunicare con loro
Intercettare un target significa innanzitutto capirne le esigenze. «L’ascolto del pubblico è determinante, ma il coinvolgimento dei giovani è molto complesso», ammette Massimo Boffelli, direttore generale del Teatro Donizetti di Bergamo. La soluzione non può essere troppo teorica, anzi richiede operatività: si tratta di sperimentare nuove vie, facendo in modo, suggerisce Corinne Baroni del Teatro Coccia di Novara, «che la cultura diventi un bisogno, una necessità». All’ascolto deve fare seguito la comunicazione, che impone un cambio necessario: «La relazione con l’adolescente deve diventare diretta», spiega Francesco Nardelli, direttore del Teatro Fraschini di Pavia, e non più mediata da terze parti come la scuola o la famiglia. «Il vero pubblico si crea quando la scelta di andare a teatro viene direttamente dallo spettatore».
Coinvolgere i giovani nel modo del teatro: «Spettacoli belli, che raccontino storie»
A questo punto si può lavorare sulla proposta, qualcosa che sorprenda e coinvolga, ma senza forzare linguaggio o temi che si presume interessino. «Il “giovanese” fa scappare i giovani», commenta Federico Parenti del Teatro Franco Parenti di Milano, spiegando che «i giovani sono adulti ad un altro livello di frequenza» e vanno compresi e approcciati nel modo giusto. Possono essere utili in questo senso usi non convenzionali del teatro, come i dj set e le escape room menzionate dalla vicepresidente del Teatro Sociale di Como Barbara Minghetti, a patto che poi si ritorni alla «normalità di un lavoro: fare spettacoli belli, che raccontino storie», conclude Gian Mario Bandera, direttore del Centro Teatrale Bresciano.
Il teatro come luogo di formazione e presidio della democrazia
Creare occasioni di incontro, ma senza snaturarsi: questa sembra essere la ricetta per un teatro a misura di giovane, un teatro capace di emozionare e condividere qualcosa con il suo pubblico. E se queste sembrano parole abusate, osserva Floriana Tessitore, della Fondazione “I Pomeriggi Musicali”, è «perché evidentemente ne abbiamo bisogno». Il valore di una proposta culturale, d’altronde, si misura soprattutto in quello che il teatro lascia quando si chiude il sipario, come luogo di formazione e presidio di democrazia. The Youth Club vorrebbe essere anche questo: uno spiraglio per formare i giovani come cittadini più lucidi e consapevoli, la volontà, come auspica il direttore artistico del Teatro Grande di Brescia, Umberto Angelini, di «immaginare e disegnare anche un futuro che non è scritto».
Foto copertina: ANSA / Massimo Lapenda | Il presidente di Fondazione Cariplo Giovanni Azzone alla presentazione del progetto The Youth Club, Milano, 8 ottobre 2025