Luca Petraglia fa il lavoro più bello del mondo: «Sono un builder della Lego, le mie opere valgono fino a 50 mila euro»


Si chiama Luca Petraglia, è milanese, ha 34 anni ed è uno dei tre builder ufficiali in Italia della Lego. Sarà protagonista il 25 e 26 ottobre a Roma dell’Italy Brick Expo 2025. «Mio padre mi aveva regalato una scatola di mattoncini colorati: non ne ero entusiasta, sinceramente mi aspettavo un altro giocattolo. Papà si mise accanto a me e, uno dopo l’altro, quei pezzetti di plastica si trasformarono magicamente in un’automobilina della polizia. Dieci minuti prima non c’era niente, dieci minuti dopo avevo sul tavolo il regalo dei miei sogni. Da quel giorno non ho più smesso di costruire e i mattoncini della Lego sono diventati la mia arte», dice oggi in un’intervista a Repubblica.
Roma Caput Mundi
Il tema della mostra è Roma Caput Mundi. Da Chicago Rocco J. Buttliere esporrà la sua “SPQR“, una Roma imperiale costruita in microscala. Petraglia, invece, ha lavorato su Fontana di Trevi, Piazza Navona, San Pietro e l’Altare della Patria. «Mi è sempre piaciuto realizzare le città e cosa c’è di più simbolico di una chiesa? Persino nel paesino più sperduto ce n’è una nella piazza principale, la vita di una comunità ruota sempre intorno a quell’edificio. E siccome Lego non ha mai prodotto scatole di mattoncini per riprodurre le chiese, ho provato a pensarci io. Quando al liceo ho cominciato Storia dell’arte e mi sono appassionato all’architettura ho fatto i primi progetti e da quel momento non mi sono più fermato».
San Pietro con i Lego
Lui ha già ricostruito la basilica di San Vitale di Ravenna, il teatro San Carlo di Napoli, la Torre di Pisa, la cappella Cornaro di Roma, il duomo di Firenze. «E adesso San Pietro, su scala uno a trecento, 110mila mattoncini per oltre tre metri di sviluppo. Mi sono bastati tre mesi. Certo, l’avessi realizzata dieci anni fa sarebbe stata un’impresa ma col tempo diventa tutto più semplice». Luca spiega come si lavora: «Beh, si fa prima un rendering e c’è un programma che fa tutti i calcoli. Diciamo che la tecnologia aiuta, e non poco. Per i dettagli c’è Google Earth. Oggi riusciamo a esplorare i luoghi persino nei centimetri più reconditi, basta avere un buono zoom ed è fatta».
La pazienza
Però c’è una cosa che è importante: la pazienza. «E vabbè, quella è fondamentale. Anche perché con i mattoncini Lego, se si sbaglia un passaggio, è la fine. Bisogna smontare tutto e ricominciare daccapo. Sa quante volte mi è successo?». Poi spiega: «A me piace quando mi presentano come artista, perché c’è chi dipinge, chi lavora la pietra o il marmo, io uso un mezzo diverso. L’importante è divertirsi, ogni giorno vado in laboratorio e creo, ormai non potrei più farne a meno». Il suo è diventato un impegno a tempo pieno: «Quando ho scoperto che poteva diventare un lavoro, ben remunerato, non ho avuto più dubbi. Ci sono opere che vengono pagate qualche migliaio di euro, ma si può arrivare anche a 50mila. Dipende da quanti mattoncini si usano, quanto tempo si impiega. Diciamo che se una passione ti permette di vivere bene sei un uomo realizzato».
Peter Pan
A 34 anni non pensa che sia venuto il momento di crescere: «Me lo dicono in tanti, pure mia moglie ogni tanto. Ho la sindrome di Peter Pan, lo ammetto, del resto la creatività dei bambini è infinita e restare un po’ bambino non mi dispiace affatto». E una figlia di due anni e mezzo: «Per lei ci sono i mattoncini più grandi, e infatti Olivia ha già cominciato a usarli. È brava, sa? Dev’esserci qualcosa di genetico».