L’industria dell’auto contro San Francesco festa nazionale. Vavassori: «Ma quali nuove festività, bisogna lavorare di più come i cinesi»


L’industria italiana non ha santi in paradiso. La recente proclamazione del 4 ottobre come festività di San Francesco ha suscitato la contrarietà del mondo dell’industria, che ha levato un grido di protesta per quello che appare come un giorno di lavoro inutilmente perso. A nome di molti comparti produttivi è il settore della componentistica auto a farsi portavoce dell’allarme. Secondo il presidente dell’Anfia (Associazione nazionale filiera industria automobilistica) Roberto Vavassori, infatti, il giorno di festività in più non farebbe che aggravare la già sofferente situazione dell’industria italiana.
Il calo dell’industria italiana
I dati dell’Istat sono chiari. Agosto ha fatto registrare per l’industria un calo del 2,4% rispetto a luglio e del 2,7% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente. Sono numeri che confermano l’andamento calante della nostra economia industriale da due anni a questa parte, interrotto solo sporadicamente da un mese più fortunato. In questo generale declino, sostiene Vavassori, non c’è assolutamente posto per un altro giorno di stop, specialmente se guardiamo all’Asia: «Sembra che non ci stiamo rendendo conto della situazione», ammonisce il presidente. «Abbiamo appena introdotto una festività in più, quando in Cina i giorni liberi sono infinitamente meno dei nostri. E questo con 247 voti a favore e solo 2 contrari. Evidentemente il Paese non ha chiara la situazione».
Lavori urgenti nel settore dell’auto
Almeno nel settore dell’auto, sostiene Vavassori, c’è molto da lavorare, anche per uscire dalla crisi di lungo periodo che affligge l’automotive. «Tutto è aggravato dall’incertezza generale su quelle che saranno le disposizioni europee», spiega. «Abbiamo un gap da colmare che non riguarda solo gli aspetti tecnologici. I grandi player tedeschi, da Bmw a Mercedes e Volkswagen, hanno presentato veicoli a batterie che non hanno nulla da invidiare alle migliori esperienze cinesi, ma costano il 45% in più. Dobbiamo lavorare su energia, sulla disponibilità delle terre rare, sull’innovazione. Sostenere l’industria dell’auto è un fattore di sicurezza nazionale».
La direttrice del Fmi: «Non pianifichiamo il lavoro in base alle vacanze»
Il presidente di Anfia non è il primo a sollevare questo appello. Già Sergio Marchionne negli anni Duemila si lamentava dei dipendenti in ferie mentre l’azienda era in perdita, ma non mancano esempi molto più recenti. Pochi giorni fa, la direttrice del Fondo monetario internazionale, l’economista bulgara Kristalina Georgieva, si è spinta a dire che in Europa avrebbe senso ridurre festività e vacanze. «Mi ricordo che arrivando dalla Banca mondiale per diventare commissario europeo, chiedendo ai miei collaboratori di pianificare gli appuntamenti, portarono il calendario. Era pieno di caselle rosse. Ho chiesto cosa fossero e mi hanno risposto “vacanze di Pasqua”, “vacanze estive”, “vacanze di Natale”. E io ho detto: “Guardate, da dove vengo pianifichiamo le vacanze in base al lavoro e non il lavoro in base alle vacanze“».