Trovato il cadavere di Marianna Bello dopo 18 giorni di ricerche: cos’è successo alla 38enne dispersa nell’alluvione di Favara


Dopo quasi tre settimane di ricerche, il cadavere di una donna scomparsa da Favara è stato ritrovato questa mattina, 19 ottobre, nel mare di contrada Misita, ad Agrigento. Si tratta di Marianna Bello, 38 anni, madre di tre figli, di cui non si avevano più notizie dal primo ottobre, quando era stata travolta dall’alluvione che aveva colpito la città. A segnalare il corpo sono stati alcuni cacciatori impegnati in una battuta di caccia. Il cadavere si trovava nascosto in un canneto, nel punto in cui il fiume Naro sfocia nel mare. Sul posto sono intervenuti le forze dell’ordine già impegnate nelle ricerche, insieme al sindaco di Favara Antonio Palumbo, alla polizia Scientifica, al medico legale e al sostituto procuratore. Le prime fasi di identificazione hanno confermato che si tratta di Marianna Bello, tanto che i familiari sono stati subito avvisati per il riconoscimento del corpo. Il cadavere è stato trovato coperto di fango e privo di vestiti, a distanza di diciotto giorni dalla scomparsa.
Giorni di ricerche
Le operazioni di ricerca hanno coinvolto centinaia di persone, tra soccorritori, speleologi, sommozzatori e unità cinofile. Molti cittadini hanno dato il loro contributo sin dalle prime ore, contribuendo a un impegno collettivo che ha attraversato tutto il territorio. Nei giorni scorsi, i familiari avevano lanciato appelli affinché le ricerche fossero prorogate, arrivando a rivolgersi anche al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Marianna Bello era stata travolta dalle acque dell’alluvione e, secondo quanto ricostruito, sarebbe stata trasportata dentro un collettore con grate sollevate. Le autorità dovranno ora accertare le circostanze della tragesia.
L’avvocato della famiglia prepara un esposto
L’avvocato della famiglia, Salvatore Cusumano, ha già annunciato che presenterà un esposto per verificare eventuali responsabilità, per fare piena luce sulla morte della donna. «Credo che sia fondamentale trovare il responsabile di tutto ciò, capire se l’allerta gialla era davvero gialla e non rossa, e capire soprattutto se, negli anni, il convogliatore d’acqua piovana sia stato manutenuto a regola d’arte, perché crediamo che se la manutenzione fosse stata fatta oggi non saremmo qui», ha dichiarato il legale. «Se la Procura dovesse individuare eventuali responsabili, noi saremo pronti a costituirci parte civile», ha aggiunto.