Ultime notizie Delitto di GarlascoGazaLegge di bilancioPamela GeniniSigfrido Ranucci
SCUOLA E UNIVERSITÀGenderGiovaniGiuseppe ValditaraGoverno MeloniScuolaSessualità

Educazione sessuale vietata, Valditara: «L’insegnamento c’è già. E i femminicidi non si evitano così»

20 Ottobre 2025 - 08:36 Ugo Milano
valditara scuola educazione sessuale
valditara scuola educazione sessuale
In un intervento pubblicato su Corriere, il ministro dell’Istruzione ha sottolineato i «passi avanti» a livello di insegnamento scolastico. Carlo Verdelli accusa per il governo di anacronismo: «La sostanza non cambia»

«I femminicidi non si combattono con l’educazione sessuale», è con un intervento inviato al Corriere della Sera che il ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara, risponde a un articolo di commento in cui Carlo Verdelli aveva definito il Ddl sul consenso informato un «passo indietro nelle scuole». Tra lotta all’ideologia gender e integrazioni negli insegnamenti, secondo Valditara l’intervento del governo in ambito scolastico è più che sufficiente per accompagnare i giovani verso il rispetto dell’altra persona. Anche perché – ci tiene a puntualizzarlo più di una volta – «chi ha governato prima queste cose non le aveva disposte, e ora protesta».

I passi avanti concreti secondo Valditara: «L’insegnamento c’è già»

Se per Verdelli l’introduzione dell’educazione sessuale solo a partire dalle scuole superiori è appunto un «passo indietro», Valditara ci tiene a snocciolare qualche numero. «Il 90% delle scuole ha attivato corsi di educazione alle relazioni e al rispetto», scrive. «Secondo i docenti, nel 70% dei casi si è avuto un miglioramento nel comportamento dei giovani. Abbiamo anche incaricato Indire di avviare una formazione ad hoc per i docenti stanziando oltre 3 milioni di euro. Abbiamo reperito altri 13 milioni di euro per le attività in classe con gli studenti». Insomma, esempi di attività concrete che mirerebbero all’educazione alle relazioni e al rispetto, introdotta tra gli obiettivi di apprendimento «obbligatori» e quindi parte integrante non solo delle lezioni di educazione civica ma anche degli altri insegnamenti disciplinari. 

L’obiettivo del Ddl: «Basta confusione con ideologie gender»

Il capitolo sull’educazione sessuale inizia con una premessa: «L’educazione sessuale si fa da decenni nei Paesi del Nord Europa che però nel mondo occidentale sono in cima alla lista per femminicidi e violenze sessuali, con tassi di molto superiori all’Italia». Tradotto: «I femminicidi non si combattono con l’educazione sessuale. L’educazione è importante per una corretta conoscenza del corpo, per una protezione dai rischi di malattie sessualmente trasmissibili e per una consapevole gestione della sessualità». E se questi sono i suoi obiettivi, allora il Ddl ha previsto un arricchimento del corso di scienze proprio in questa direzione. Con lo specifico scopo di «non creare confusione nei bambini insegnando le cosiddette teorie gender».

La decisione dei genitori e la lotta alle ideologie gender: «Spesso a spese dei contribuenti»

Riguardo alla necessità che l’educazione rimanga in capo alla famiglia, Valditara si richiama all’articolo 30 della Costituzione: «Attribuisce innanzitutto ai genitori il compito di educare i figli». Per questo il governo ha «ritenuto giusto che siano i genitori di minori a decidere se far frequentare ai figli adolescenti lezioni sulla identità di genere». E al contempo evitare che «associazioni ideologizzate» possano «fare propaganda nelle scuole, spesso a spese dei contribuenti». Le lezioni dovranno essere portate avanti da «professionisti seri».

La risposta di Verdelli: «Non cambia la sostanza, vi siete concentrati sul gender»

La risposta di Carlo Verdelli è stampata in corsivo appena sotto: «La sostanza resta, via l’educazione sessuale da tutte le scuole». Secondo il giornalista, infatti, in un mondo in cui «ragazzi e ragazze “sanno” di sesso soprattutto attraverso i social e i siti porno di facile accesso», è anacronistico alleggerire l’insegnamento scolastico su quei temi. Si tratta, secondo lui, di «un sapere che è il contrario del rispetto e che non aiuta le buone relazioni col proprio corpo né con quello dell’altro o dell’altra». Dunque la decisione di «diminuire o diluire» l’istruzione è secondo Verdelli errata, e figlia della volontà del governo di concentrare la propria attenzione affinché «eventuali cattivi maestri» non inducano i giovani «su strade diverse da quella, a senso unico, della normalità». 

leggi anche