Ultime notizie Delitto di GarlascoJannik SinnerLegge di bilancioSigfrido Ranucci
ATTUALITÀBellunoInchiesteTrasporti pubbliciTrenitaliaVeneto

Fa scendere un passeggero senza biglietto e viene preso a calci: capotreno a processo, dovrà pagare 15mila euro 

24 Ottobre 2025 - 08:38 Ugo Milano
treno passeggero biglietto processo capotreno
treno passeggero biglietto processo capotreno
Dopo una prima condanna per violenza privata, il reato è caduto in prescrizione. Per il dipendente di Rfi rimangono da pagare le spese legali, che gravano su di lui nonostante Regione Veneto e Trenitalia gli avessero promesso assistenza

Aggredito da un passeggero dopo avergli chiesto il biglietto, portato a processo per violenza privata, prosciolto ma con 15mila euro di spese legali ancora sul groppone: il capotreno di Mestre, la cui storia aveva attirato le simpatie e il sostegno di molti politici, ora è rimasto completamente abbandonato. Quelle stesse voci che avevano criticato duramente il procedimento contro di lui, ora tacciono e non muovono un dito per portargli quell’aiuto che avevano promesso: «Nessuna risposta, nessuna presa di posizione. Solo il silenzio, mentre il lavoratore – nel frattempo malato – resta solo ad affrontare le conseguenze», fa notare la Cgil.

La rabbia del passeggero e l’aggressione subita

La vicenda, avvenuta a Santa Giustina Bellunese, risale al 2018. Su un regionale Belluno-Padova, il capotreno sta procedendo al suo quotidiano controllo dei biglietti a bordo. Poco prima di arrivare alla stazione di Santa Giustina, un collega lo avverte che alcune persone originarie della Nigeria sono state fatte scendere dal treno precedente perché senza biglietto. L’uomo, avanzando lungo il corridoio, nota uno di loro. Si avvicina e gli chiede il titolo di viaggio, ma il 42enne continua a parlare al telefono ignorandolo. Convinto che non avesse il biglietto, il capotreno decide di prendergli il borsone e portarlo sulla banchina della stazione per obbligare il passeggero a scendere dal vagone. Una strategia che ha effetto ma che porta alla violenta reazione del 42enne nigeriano, che aggredisce il lavoratore di Rfi con calci e sberle tanto da fargli volare via gli occhiali. Dopo aver allertato i carabinieri, il capotreno risale a bordo e riparte.

Le accuse contro il capotreno

La situazione sembra così molto lineare, se non fosse che il 42enne nigeriano un titolo di viaggio in regola lo aveva. Semplicemente lo avrebbe mostrato poi molto più tardi. Secondo la procura, l’atto del capotreno sarebbe classificabile come reato di tentata violenza privata, avendo costretto il passeggero a scendere dal treno senza un motivo valido. Non solo. Dopo aver subito l’aggressione, il ferroviere si sarebbe rivolto al 42enne dicendogli: «Se non sali a bordo non ti denuncio». Una frase che per il lavoratore fu dettata dalla paura di essere nuovamente preso a calci e sberle, ma che nell’interpretazione degli inquirenti rientrava nel campo dell’abuso d’ufficio. Da qui l’inizio della trafila giudiziaria.

La condanna e le promesse mai mantenute di Trenitalia 

Il tribunale di Belluno aveva inizialmente condannato il capotreno a 20 giorni di reclusione, con la sospensione della pena. «È una sentenza incomprensibile alla gente comune», si era infuriato il governatore veneto Luca Zaia. Il procedimento, nel frattempo, si è poi concluso con la prescrizione del reato: come se di fatto non fosse mai successo nulla. Eppure qualcosa è successo, dato che il capotreno ha ancora da pagare 15mila euro di spese legali. Trenitalia, che in un primo momento aveva promesso assistenza legale al proprio dipendente, ora si rifiuta di coprirne i costi. Regione Veneto si è defilata, nonostante l’ondata di rimostranza dopo la sentenza di condanna. «Regione e rappresentanti politici avevano espresso piena solidarietà al lavoratore, sottolineando la necessità di difendere chi rispetta le regole e tutela la sicurezza dei passeggeri», condanna Cgil. «Oggi le stesse voci tacciono».

leggi anche