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Come funziona il braccialetto elettronico e perché nel caso di Castelnuovo non è scattato

29 Ottobre 2025 - 06:03 Alessandro D’Amato
braccialetto elettronico come funziona perche non scatta
braccialetto elettronico come funziona perche non scatta

A Castelnuovo del Garda in provincia di Verona Reis Pedroso Douglas ha ucciso la compagna Jessica Stapazzollo Custodio de Lima nonostante il braccialetto elettronico. Il cittadino brasiliano avrebbe dovuto portarlo a partire dal 19 maggio per disposizione del magistrato. Ma lo aveva rimosso e i carabinieri lo stanno ancora cercando. Mentre Jessica non aveva il dispositivo Fastweb per la segnalazione: lo aveva lasciato a casa della madre. Non è l’unico caso di malfunzionamento o funzionamento inefficace del dispositivo. Ma vediamo perché a volte non scatta l’sos.

I problemi di funzionamento

I braccialetti elettronici salvavita hanno problemi frequenti. Per esempio il dispositivo non funziona se non c’è campo. La carica della batteria dura relativamente poco. In alcuni casi l’allarme non parte. E a volte, come sembra sia successo in questo caso, le stesse vittime lo spengono. In teoria quando la persona a cui è stato affibbiato il braccialetto tenta di disfarsene dovrebbe suonare un allarme. Così come dovrebbe partire un alert per la centrale di carabinieri e polizia quando qualcuno viola il divieto di avvicinamento di 500 metri. Se lui si avvicina a 150 metri l’alert arriva in automatico anche alla donna che ha un pulsante per avvisare la centrale. Ma in questo caso non è scattato.

I braccialetti elettronici

A fornire i dispositivi fino alla fine del 2026 è l’azienda Fastweb. Il presidente del tribunale di Milano, Fabio Roia, ha di recente lanciato l’allarme sui braccialetti segnalando al questore e al comandante dei carabinieri che i dispositivi sono troppo pochi e, appunto, in tanti casi non funzionanti. L’ex procuratore di Tivoli Francesco Menditto, esperto di Codice rosso, dice oggi al Messaggero che in teoria «se la cavigliera che indossa l’uomo viene manomessa scatta un allarme rosso e intervengono subito le forze dell’ordine».

600 al mese

«Prima della legge Roccella, la n.168 del 2023, il braccialetto elettronico anti stalking era discrezionale e se ne applicavano 25 al mese», spiega ancora Menditto. «Diventato obbligatorio, fortunatamente, se ne applicano 600 al mese. Questo ha comportato inevitabilmente delle criticità nei meccanismi di controllo. Gradualmente, alcune sono state risolte da Fastweb: come le batterie che si scaricavano e allarmi immotivati. La prima criticità non eliminabile, però, è che questi apparecchi funzionano con il segnale radiomobile, quindi se si va in una zona dove non c’è linea, non si può fare nulla».

13 mila braccialetti elettronici attivati

Il ministro della Giustizia Carlo Nordio ha spiegato in parlamento: «Sono 13mila quelli attivati, di cui 5.800 per il reato di stalking e 7.000 per i monitoraggi». Nel caso di Castelnuovo del Garda, la vittima aveva lasciato il suo ricevitore a casa della madre e quindi l’allarme non sarebbe comunque scattato anche se l’indagato non si fosse tolto il braccialetto. «Quando si applicano questi apparecchi, bisogna spiegare bene alla donna il funzionamento e capire, se di origini straniere, se l’ha compreso», conclude Menditto.

Gli errori delle vittime

In ultimo, la presidente dell’Ufficio Gip del tribunale di Milano Ezia Maccora dice al Corriere della Sera che anche le vittime fanno degli errori. «Succede, come sappiamo. L’idea di base è: stavolta riesco a cambiarlo. Purtroppo le persone spesso non cambiano, men che meno gli uomini violenti. E tornare indietro dopo aver interrotto la relazione vuol dire correre dei rischi molto seri. Mai pensare di poter superare le difficoltà insieme alla persona violenta. La sola cosa da fare per tutelarsi è interrompere immediatamente i rapporti al primo sintomo di violenza, non importa se verbale, psicologica, o fisica».

Il patriarcato

La magistrata dice che «non possiamo attribuire alla vittima la responsabilità di non essersi allontanata. Però secondo me dovremmo anche comprendere che il sistema in cui crescono gli uomini, violenti e non, le donne, i bambini e bambine è lo stesso ed è quello patriarcale. Quindi l’uomo è violento perché fatica ad accettare la donna libera, emancipata e non più in suo possesso, ma la donna allo stesso tempo è dentro il meccanismo che la relega a essere subordinata agli uomini, ad accettare, a sperare che la sua presenza cambi le cose. La realtà va letta senza infingimenti, perché solo così si comprende che è la società intera che si deve emancipare».

I giudici

Infine, secondo Maccora anche la giustizia deve fare la sua parte: «Ancora oggi come sappiamo ci sono sentenze con motivazioni alquanto discutibili, sia nel linguaggio sia nella valutazione della pena. Tutto questo è frutto di un pregiudizio che vive nella cultura e nel sistema di cui parlavo prima e in cui le persone crescono, giudici compresi. Per esempio dire, giustificando, che “lui ha reagito perché geloso” è sbagliato: la gelosia può mai essere un’attenuante? Io direi di no. Ecco perché non bisogna mai smettere di interrogarsi e scovare pregiudizi che non si riconoscono».

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