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Greenpeace presenta “il conto” della crisi climatica: «Chi inquina deve pagare»

29 Ottobre 2025 - 10:13 Alba Romano
green peace striscione
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A Roma un maxi scontrino da 5 mila miliardi di euro davanti a Palazzo Chigi: «Il governo inserisca una tassa sui profitti fossili nella Finanziaria»

Un gigantesco scontrino srotolato in Piazza di Spagna per “presentare il conto della crisi climatica” a governo e multinazionali del fossile. È l’azione dimostrativa messa in scena da Greenpeace Italia, mentre a Palazzo Chigi si discute la prossima legge di bilancio. Sul documento simbolico, lungo diversi metri, figurano 200 eventi climatici estremi registrati negli ultimi dieci anni. Dall’alluvione in Emilia-Romagna del 2023 ai cicloni tropicali, e una cifra: oltre 5.000 miliardi di euro di danni economici globali. Secondo una nuova analisi di Greenpeace basata sul costo sociale del carbonio (SCC), nel periodo 2016-2025 le emissioni di sei colossi del petrolio e del gas – ExxonMobil, Chevron, Shell, BP, TotalEnergies ed ENI – avrebbero generato 5.070 miliardi di euro di danni economici. La stima, elaborata da scienziati indipendenti, considera gli impatti su salute, agricoltura, sicurezza alimentare, innalzamento del livello del mare e disastri meteorologici. Per l’Italia, la quota attribuita a ENI ammonterebbe a circa 460 miliardi di euro.

Greenpeace: «Tassare chi inquina per finanziare la transizione»

«È ora di cambiare le regole del gioco – afferma Simona Abbate di Greenpeace Italia –. I governi devono far pagare i grandi inquinatori e usare quei fondi per rafforzare la transizione energetica e la sicurezza del territorio». L’organizzazione chiede al governo guidato da Giorgia Meloni di inserire nella legge finanziaria una tassa sui profitti delle società fossili e delle industrie belliche, destinando il gettito alla difesa del clima. «Otto italiani su dieci – prosegue Abbate – sono favorevoli a un prelievo fiscale sulle aziende del settore fossile. Non può più essere la collettività a pagare il prezzo dei disastri ambientali».

Ondate di calore e costi umani

Nello scontrino simbolico figurano anche i numeri più recenti del rapporto Lancet Countdown on Health and Climate Change 2025. Quest’ultimo, documenta l’impatto crescente della crisi climatica in Italia. Nel 2024, i cittadini italiani sono stati esposti in media a 46 giorni di ondate di calore, con una perdita stimata di 364 milioni di ore di lavoro, pari a 15 ore per persona. Dati che, secondo Greenpeace, mostrano come la crisi climatica sia già «una questione economica e di giustizia sociale, non solo ambientale».

Il prossimo appuntamento al Climate Pride

La campagna “Polluters Pay Pact”, che riunisce centinaia di organizzazioni nel mondo, chiede ai governi di tassare i profitti delle compagnie inquinanti per finanziare l’adattamento climatico. Greenpeace porterà la stessa richiesta anche al Climate Pride del 15 novembre a Roma, evento nazionale che coinciderà con la COP30 di Belém e con i negoziati ONU sulla Convenzione Fiscale Globale. «È un momento decisivo – conclude Abbate –: il mondo ha bisogno di un segnale politico forte. L’era dei combustibili fossili deve finire, e deve farlo ora».

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