Il canale Telegram shock e il culto di Andrea Dipré: tra revenge porn, pedofilia, scambio di foto. «Lo segnaliamo da 6 anni ed è ancora in piedi»

Un calderone di pedopornografia, revenge porn, foto di donne scambiate senza consenso. Sembra un copione già scritto, eppure il gruppo Telegram scoperto e denunciato dall’Associazione Meter sarebbe ben lontano dall’essere chiuso. Come spiega il Corriere della Sera, il gruppo intitolato al personaggio controverso di Andrea Dipré (che, precisiamo, sarebbe all’oscuro di tutto questo) è strutturato su due livelli: una prima pagina di accesso e il canale vero e proprio. Per entrarci è necessario passare dal primo livello, insospettabile e mai eliminato. Così gli organizzatori ogni volta che la chat illegale viene bannata possono crearne un’altra e renderla disponibile a tutti i partecipanti in pochi minuti. «Nonostante le nostre denunce da 6 anni, anche pubbliche, il gruppo resta attivo e continua a mantenersi attraverso la diffusione e lo scambio di materiale criminale a danno di minorenni», commenta l’associazione per la tutela dei bambini online.
Il canale degli orrori
All’interno della chat, che avanza al ritmo di 2mila messaggi all’ora, gli utenti nascosti dietro ai nickname più insensati condividono di tutto. Foto di mogli e compagne, condivise senza consenso e compulsivamente, foto di minori e richieste specifiche di materiale porno illegale di ogni genere. C’è poi un mercato di link ad altri gruppi pedopornografici e di stupro, siti di denudamento con Ai, raccolte di foto e video ottenuti con la tecnica del revenge porn. Il gruppo ha un vocabolario meticoloso per fare riferimento al contenuto desiderato. Chi è in cerca di pedoporno arriva a specificare l’età precisa della richiesta, scrivendo le ultime due cifre dell’anno di nascita. Dal gruppo centrale partono anche una serie di collegamenti a servizi esterni, molti a pagamento, tra cui sottogruppi in cui vengono condivisi filmati ottenuti hackerando sistemi di sorveglianza o spiegati metodi per violare le chat private delle vittime.
La risposta di Dipré (che non è coinvolto)
«Sono abituato a tutto, il mio nome viene usato un po’ ovunque, ma non ho niente a che fare con questo gruppo e con nessuna di queste realtà». Così ha deciso di commentare l’uso del suo volto e del suo nome Andrea Dipré, ex avvocato e personaggio del web che ha da poco iniziato un percorso di riabilitazione. «Non condivido ovviamente la pedofilia, ma non mi muovo nemmeno per togliere il mio nome», dice il fondatore dello stile di vita sregolato che ha assunto il nome di «dipreismo». Raggiunto dall’inchiesta del Corriere, Dipré ha detto più volte di non preoccuparsi troppo di essere associato al gruppo di abusi online: «A me fa piacere che ci sia la mia immagine, comunque sia, nel bene o nel male, basta che se ne parli».
