Garlasco, l’indagine su Giuseppe Sempio e gli avvocati: «Uno ha fatto da spallone per i soldi»
 
				
Quando è diventata pubblica l’indagine per corruzione nei confronti dell’ex procuratore di Pavia Mario Venditti sul caso Garlasco si faceva notare che nell’indagine c’era il (presunto) corrotto ma mancava il (presunto) corruttore. Il procuratore di Brescia Francesco Prete e la pm Claudio Moregola hanno colmato il gap indagando Giuseppe Sempio, il padre di Andrea. Al centro c’è il pizzino con la frase “Venditti gip archivia per 20-30 euro”. E tra le carte dei magistrati c’è anche un’altra accusa: uno degli avvocati dell’indagato per l’omicidio di Chiara Poggi avrebbe fatto da “spallone” per i soldi. In collegamento con i carabinieri.
L’indagine per corruzione e Giuseppe Sempio
Nell’atto d’accusa nei confronti di Sempio senior e Venditti si precisa che i due sono sottoposti a indagini per corruzione in atti giudiziari. Il reato è in relazione all’archiviazione di Sempio junior datata 2017. Secondo l’accusa Venditti avrebbe ricevuto 20 o 30 mila euro. Ovvero la cifra appuntata nel pizzino trovato a maggio in casa dei Sempio: «Venditti gip archivia per 20.30 euro». L’inchiesta cita le anomalie: le intercettazioni non trascritte, i contatti tra la famiglia e la polizia giudiziaria di Pavia, le domande dell’interrogatorio conosciute in precedenza. «Dal riascolto delle intercettazioni ambientali svolte all’interno dell’autovettura dei Sempio emergeva che già il 9 febbraio 2017, e dunque il giorno precedente a quello fissato per l’interrogatorio, Andrea Sempio era a conoscenza di alcuni elementi rappresentati nell’esposto presentato dalla madre di Alberto Stasi», si legge nei documenti secondo La Verità.
L’accusa: le intercettazioni e gli interrogatori
E ancora: «Suo padre Giuseppe affermava: “Comunque ha detto che ti chiederà le cose che sono state depositate”». E alla conferma del figlio con «sì lo so, lo so», il padre continuava dicendo: «Massimo se ti infila dentro qualche domanda che non… Dici “Guardi io non mi ricordo, son passati dieci anni”». Il 26 settembre scorso Giuseppe Sempio ha detto ai magistrati: «Per quello che ricordo io, dovremmo avere solo la fattura del consulente Garofano (il generale Luciano, ndr). Per gli avvocati noi pagavamo in contanti quando andavamo in ufficio e alla fine avrebbero dovuto farci la fattura». Che però non è mai arrivata.
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La testimonianza di Daniela Ferrari
È la testimonianza di Daniela Ferrari, madre di Andrea, a fornire altri elementi: «Ci dicevano (gli avvocati, ndr) che (i soldi, ndr) servivano per avere le carte». Come è arrivato il denaro agli inquirenti? «Il denominatore comune in questa vicenda», scrivono i carabinieri in un’annotazione, sarebbe l’avvocato Federico Soldani. Il quale «intrattiene secondo Andrea Sempio (sul punto esiste evidentemente qualche intercettazione non ancora divulgata, ndr), i rapporti con Sapone (Silvio, ex comandante dell’aliquota dei carabinieri presso la Procura di Pavia, ndr). E si fa consegnare il contante per prendere le carte».
Lo spallone
Secondo la procura di Brescia quindi sarebbe stato uno dei vecchi legali di Andrea Sempio potrebbe avere svolto il ruolo dello «spallone». In collegamento con i famosi carabinieri. E infatti: «Ulteriori elementi utili alla ricostruzione investigativa sono da considerare i rapporti tra l’indagato Mario Venditti e gli ufficiali di polizia giudiziaria incaricati delle indagini». Le indagini puntano anche a «comprendere il motivo di affidare ad una sezione di polizia giudiziaria lo sviluppo di indagine così complessa in tema di omicidio volontario». Perché, si chiedono gli inquirenti, non sono stati impiegati i reparti specializzati di Polizia e Carabinieri, ma i fedelissimi di Venditti?
Le difese
Intanto l’avvocato di Andrea Sempio, Liborio Cataliotti, invita alla prudenza: «Se la questione del pizzino fosse il solo elemento a carico di Giuseppe è poco più del nulla». Da parte sua, il difensore di Venditti, Domenico Aiello, contesta, invece, le accuse di omicidio nei confronti dello stesso Sempio, Alla base dei nuovi procedimenti: «La Cassazione che ha condannato in via definitiva Alberto Stasi parla di un solo autore dell’omicidio. Se si vuole cercare un concorrente si deve prima revocare il giudicato. Chi la pensa diversamente commette un falso ideologico grave».

 
                 
                