Sono cinque gli alpinisti italiani morti in Nepal, tra loro Farronato e Caputo. La Farnesina: «Ci sono altri dispersi»
				
Due gruppi di alpinisti separati sono morti sull’Himalaya, secondo Afp citata da AdnKronos. Nel Nepal occidentale, sul Panbari, sono morti Stefano Farronato e Alessandro Caputo, due alpinisti italiani sorpresi da una forte nevicata. Facevano parte di una spedizione di tre membri, con loro si erano persi tutti i contatti da venerdì. Il capocordata, era stato salvato domenica da un elicottero. Altri tre italiani sarebbero invece deceduti dopo essere stati travolti da una valanga al campo base a Yalung Ri, vetta di 5.630 metri nel Nepal orientale. Facevano parte di una spedizione di 12 persone, 7 delle quali sono state trovate morte. Non è ancora chiaro quanti altri connazionali manchino all’appello.
Piogge e nevicate
La scorsa settimana il ciclone Montha, che si è formato nel Golfo del Bengala, ha portato sul Nepal forti piogge e nevicate. L’incidente in cui ha perso la vita l’italiano è avvenuto al campo base dello Yalung Ri, una montagna di 5.630 metri nella valle del Rolwaling nel distretto di Dolakha. Secondo la polizia locale, contattata dal Kathmandu Post, un gruppo di alpinisti nepalesi e stranieri è stato travolto da una valanga mentre si preparava a dare la scalata al Dolma Khang, un picco di oltre 6.300 metri molto amato dagli escursionisti che offre tra l’altro una vista mozzafiato sull’Everest.
I morti
In sette hanno perso la vita. Ci sono anche quattro feriti e altrettanti dispersi. Tutti nepalesi secondo la stampa locale. Oltre al meteo avverso si è messa di traverso anche la burocrazia. Per far volare gli elicotteri in quell’area è servito ottenere un’autorizzazione amministrativa speciale. «I soccorsi non sono stati effettuati in tempo, con conseguenti gravi perdite di vite umane», ha affermato un sopravvissuto. «Abbiamo gridato e implorato aiuto, ma nessuno è riuscito a raggiungerci. Ci avevano detto che un elicottero sarebbe arrivato dopo quattro ore, ma a quel punto molti dei nostri amici se n’erano andati».
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Stefano Farronato e Alessandro Caputo
Intanto, oltre 200 chilometri più a est, ci sono altri due italiani morti. Stefano Farronato, tecnico forestale di Bassano del Grappa, e Alessandro Caputo, maestro di sci a St.Moritz, non davanonotizie da venerdì. Da quando cioè una forte nevicata li ha isolati a oltre 5 mila metri nel Campo 1 del monte Panbari. Il Panbari è un colosso da 6.887 metri – quasi 7 mila, da cui il nome della spedizione, Panbari Q7 – e non fa parte dei tradizionali percorsi escursionistici. La vetta era stata conquistata solo nel 2006. E secondo il Cai si tratta di una montagna «remota e poco frequentata, tra i distretti di Gorkha e Manang, in una regione isolata dove le comunicazioni sono difficili e i soccorsi devono affrontare dislivelli notevoli e condizioni ambientali severe».
Valter Perlino salvo per miracolo
La spedizione era partita lo scorso 7 ottobre. Ne faceva parte anche un terzo alpinista, Valter Perlino, di Pinerolo. Perlino è salvo per miracolo: un malore lo aveva trattenuto al campo base, e aveva rinunciato alla scalata in vetta. È stato lui a dare l’allarme per i due compagni dispersi, prima di essere soccorso da un elicottero. Perlino, professione veterinario e capo spedizione, è uno scalatore più che esperto. Tra le sue ‘conquiste’ anche l’Everest in solitaria. Caputo è del 1997, lavora sulle nevi di St.Moritz e i suoi social raccontano anche di esperienze sulle Ande. Anche Farronato sa il fatto suo: 18 spedizioni in alta montagna, ma anche un raid tra i ghiacci dell’Islanda e la traversata dell’Alaska in mountain bike.
Il profilo Instagram
I tre avevano affidato a un profilo Instagram il loro diario di viaggio: «Tutto bene. Oggi arrivati a 6.000 e poi discesa al Base Camp per 2-3 giorni di riposo. Un percorso duro, solitario e affascinante, dove ogni metro guadagnato è frutto di forza, esperienza e rispetto per la montagna. Il Panbari si fa sentire, ma il team risponde con determinazione e spirito di squadra», si legge nell’ultimo post di una settimana fa.
