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Aggressione al 15enne di Moncalieri, parla la 16enne della gang: «La sua versione dei fatti è vera, ma in parte»

06 Novembre 2025 - 14:19 Alba Romano
baby gang halloween moncalieri
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La giovane è stata interrogata dagli inquirenti: «In mia presenza Giacomo non è mai stato minacciato, così come non gli è mai stato sequestrato il telefono». La madre della vittima replica: «No, è stato filmato mentre subiva abusi sessuali»

«So di avere colpe, ero presente e non ho agito. Mi assumo le mie responsabilità». Queste le parole della ragazza di 16 anni indagata, insieme a un 14enne e un 15enne, per presunte violenze nei confronti di Giacomo (nome di fantasia), 15enne che ha denunciato alla famiglia di esser stato sequestrato e torturato durante la notte di Halloween. Sul caso, i cui contorni sono ancora da chiarire, i carabinieri hanno individuato il trio di quella sera: due ragazzi e lei. La giovane, interrogata, avrebbe dichiarato agli inquirenti: «Sono arrivata in un secondo momento e non ho assistito a tutto. In mia presenza Giacomo non è mai stato minacciato, così come non gli è mai stato sequestrato il telefono». 

«Gli è stato detto parecchie volte di andarsene se non gli piaceva quello che stava accadendo»

Nella deposizione fatta, ricostruita dal Corriere della Sera, la 16enne è assistita dall’avvocato Roberto Capra. Ha chiarito cosa è successo, in sua presenza, nell’appartamento di Torino nei confronti del 15enne di Moncalieri. «Gli è stato detto parecchie volte di andarsene se non gli piaceva quello che stava accadendo. È voluto rimanere, non è stato obbligato a fare certe cose. Giacomo aveva il telefono in mano, se fosse stato così gravemente in pericolo come dice, se ne sarebbe potuto andare in ogni momento. Non voglio dire che abbia torto, ma non ha completamente ragione su quello che sta raccontando in giro: la sua versione è vera in parte, non del tutto», ha sottolineato la 16enne.

La replica della madre del 15enne: «Ci sono i filmati»

Una versione dei fatti categoricamente smentita dalla madre di Giacomo. «Mio figlio è stato minacciato, gli hanno puntato un cacciavite alla gola. Quei ragazzi gli hanno tolto il telefono, hanno bloccato il numero di noi genitori e poi lo hanno torturato e picchiato per due ore, chiudendolo in bagno con una catena. Sotto la minaccia del cacciavite gli hanno rasato capelli e sopracciglia, poi lo hanno portato verso il fiume e lo hanno costretto a entrare in acqua. Non soddisfatti, l’hanno messo sotto una fontanella, tra sputi e offese varie. Alle 13, dopo aver finito di torturarlo, l’hanno accompagnato alla stazione di Porta Nuova e gli hanno restituito il telefono. Si è fidato di quei ragazzi, Giacomo li conosceva e in generale pensa che siano tutti “migliori amici”. È un bonaccione, non ha malizia per individuare il confine tra la bontà e il male». «Giacomo è stato filmato mentre subiva abusi sessuali — spiega la madre —. Si è vergognato a dirlo subito, me lo ha riferito in un secondo momento».

La ricerca negli smartphone

I carabinieri hanno sequestrato i telefoni dei tre ragazzi. Si cercano dei video, almeno 4, che riprendono diversi momenti delle aggressioni. Immagini che potrebbero esser state cancellate, ma potrebbero essere recuperate tramite accertamenti tecnici ulteriori. Degli episodi di violenza sessuale che il giovane avrebbe subito non c’è traccia nella prima denuncia. Ma la madre ha spiegato al Corriere della Sera che questo aspetto è stato confessato solo più avanti da parte di suo figlio. La mamma di Giacomo è stata ascoltata lunedì mattina dai pm Vitina Pinto e Virginia Pecoriello della Procura dei Minori di Torino, guidata dalla procuratrice capo Emma Avezzù. Anche il 15enne è stato audito, con il supporto di uno psicologo. Per ora il fascicolo aperto in procura è di sequestro di persona, violenza privata e violenza sessuale.

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