Caso Paragon, c’è un nuovo spiato: è Nicodemo. Curava la comunicazione del Pd sotto Matteo Renzi

C’è un nuovo spiato nel caso Paragon ed è Francesco Nicodemo, vicino al Pd, di cui curava la comunicazione nell’era Renzi. A riportarlo è Fanpage.it. «Il fondatore dell’agenzia di comunicazione Lievito, già responsabile della comunicazione del Partito democratico ha ricevuto il messaggio da Whatsapp Support lo scorso 31 gennaio», riporta la testata. «Nelle conversazioni che potrebbero aver scaricato dal mio telefono ci sono i messaggi di tanti candidati e di tanti parlamentari – afferma Nicodemo in un colloquio con Fanpage – Noi lavoriamo alla comunicazione digital dei gruppi parlamentari del Pd. Oltre al fatto che se anche ho smesso con la politica attiva, il Pd è la mia famiglia di origine e con moltissimi dirigenti, parlamentari, sindaci ho rapporto personali consolidati da decenni».
Le reazioni alla notizia
«Sono sconcertato. Come già lo stesso direttore Cancellato, il giornalista Pellegrino, Don Mattia Ferrari ed attivisti come Luca Casarini. Mi aspetto che si faccia chiarezza sul perché un cittadino che non ha incarichi pubblici e che offre consulenza per le campagne di comunicazione di partiti di opposizione e di candidati alle elezioni si trovi in questa condizione, è un fatto molto grave che non va preso sottogamba», ha dichiarato il capogruppo Pd in commissione Lavoro alla Camera, Arturo Scotto. Gran parte delle reazioni politiche alla vicenda provengono dai democratici, che chiedono chiarezza.
«Ho fiducia nella magistratura, altri devono spiegare cosa è successo»
«Ho fiducia nel lavoro della magistratura e degli inquirenti. Per il resto non ho altro da dire. Sono altri che devono parlare. Sono altri che devono spiegare cosa è successo», ha poi commentato sui social Nicodemo. «Grazie. Alle centinaia di persone che da stamattina alle 7 mi stanno scrivendo per esprimermi solidarietà. Sapere di non essere solo in una vicenda inquietante come questa è aria pura in un clima asfissiante. Per 10 mesi non sono voluto uscire pubblicamente su questa vicenda, perché da persona responsabile, che ha lavorato nelle istituzioni e a Palazzo Chigi, ho un enorme rispetto delle strutture di sicurezza del Paese e non volevo e non voglio essere argomento di propaganda politica (lo sapete tutti, ero impegnato professionalmente in alcune campagne elettorali). Da sincero democratico innamorato del nostro Paese, però è arrivato il tempo. Questo è il tempo di fare una domanda molto semplice: perché? perché io? come è possibile che uno strumento raffinatissimo e complesso sia stato utilizzato per spiare un privato cittadino, come se fosse un trafficante di droga o una minaccia eversiva per il Paese?», scrive. E conclude: «Ci ho messo 10 mesi per denunciare pubblicamente questa violazione drammatica della mia privacy e proprio per questo tutto quello che ho da dire pubblicamente sulla vicenda è nel libro di Francesco Cancellato, fratello non di sangue, e in queste poche righe. Eviterò interviste, eviterò ulteriore esposizione, e se possibile di ritornare su questa vicenda».
