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«Non do la casa popolare all’immigrata»: la guerra tra l’assessore FdI e il giudice in Piemonte

06 Novembre 2025 - 08:34 Alba Romano
casa popolare immigrata torino
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Il giudice le ha dato ragione disapplicando la legge. E qui è intervenuto l'assessore regionale Maurizio Marrone di Fratelli d'Italia

La Regione Piemonte prevede che per ottenere un alloggio di ediliza popolare l’inquilino sia titolare un contratto di lavoro. Una donna immigrata è stata licenziata poco prima che le venissero consegnate le chiavi di casa. E l’Agenzia regionale le ha revocato l’assegnazione. Lei si è rivolta al tribunale di Torino segnalando che il requisito del contratto vale solo per gli straniere. Il giudice le ha dato ragione disapplicando la legge. E qui è intervenuto l’assessore regionale Maurizio Marrone di Fratelli d’Italia, che accusa il giudice di aver provocato «una discriminazione alla rovescia».

La casa popolare all’immigrata

Marrone va all’attacco: «Continueremo a difendere gli Italiani (maiuscolo nel comunicato, ndr) senza casa da quella sinistra, togata o meno, che vorrebbe consegnare tutti gli alloggi pubblici solo agli immigrati sbarcati ieri, trasformando blocchi di palazzine pubbliche in ghetti di delinquenza e degrado». La vicenda nasce a Beinasco, 17 mila abitanti in provincia di Torino. La donna algerina e il marito italiano prima ottengono l’alloggio popolare. Poi subiscono la revoca in applicazione della legge che regola l’accesso all’edilizia residenziale pubblica. La norma discrimina gli stranieri che chiedono una casa popolare, obiettano gli avvocati dell’Asgi, l’associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione che assiste la donna.

La parità

Perché vìola le direttive europee sulla parità di trattamento tra cittadini con e senza cittadinanza. E va contro il principio di eguaglianza sancito dalla Costituzione. Il giudce Alberto Lamanna, con due diverse ordinanze, boccia l’esclusione da una casa popolare solo per gli stranieri disoccupati, perché vìola le direttive europee sulla parità di trattamento con i cittadini nazionali. E poi censura il punteggio aggiuntivo per chi ha la residenza in Italia da 15, 20 o 25 anni. Oggi la legge è difesa a spada tratta da Marrone, assessore regionale alla Casa e plenipotenziario di Fratelli d’Italia in Piemonte. Oltre che aspirante sfidante del sindaco del Pd di Torino, Stefano Lo Russo. «Daremo battaglia anche in Corte Costituzionale e anche in caso di sconfitta non ci daremo mai per vinti perché già da un anno ci prepariamo ad un piano B di riforma normativa che tuteli i nostri connazionali da ogni discriminazione alla rovescia nell’accesso alla casa popolare», dice Marrone.