Ultime notizie Donald TrumpFranciaUcrainaZohran Mamdani
ATTUALITÀArrestiBrasileInchiesteLombardiaMilanoTrenitaliaViolenza sulle donne

Stephanie Amaral, la modella aggredita sul treno: «Al mio posto poteva esserci vostra figlia»

08 Novembre 2025 - 05:39 Alessandro D’Amato
stephanie amaral aggressione treno
stephanie amaral aggressione treno
Il suo aggressore al Cpr di Torino in attesa di rimpatrio. Il racconto di un'altra violenza subita a Milano. E la prospettiva futura

Stephanie Amaral è la modella aggredita sul treno da Bergamo a Milano. Lei stessa ha raccontato ieri la sua vicenda all’edizione milanese del Corriere della Sera. Brasiliana, 29 anni, ha ripreso la scena con il cellulare. Da quattro anni a Milano, proveniente da San Paolo, ha usato lo spray al peperoncino per difendersi. Il suo aggressore, un 26enne originario del Gambia, è stato individuato e denunciato. Ora si trova nel Cpr di Torino in attesa del rimpatrio. E sempre al Corriere oggi lei dice che sapere che il suo aggressore è in stato di fermo «mi fa stare più tranquilla, ma fino a un certo punto».

L’aggressione

Perché, spiega Amaral, «non si tratta di quello, anzi. So che le leggi esistono, che sono ben scritte, e che le forze dell’ordine lavorano per applicarle. Ho fiducia nel sistema. Penso, però, ad altre donne che vivono lo stesso incubo, quello di sapere che ci sono uomini liberi di circolare che magari le perseguitano, che vogliono il loro male». La modella viene da San Paolo, metropoli famosa anche «per i suoi problemi legati alla criminalità, come tante grandi città sudamericane, e non mi è mai, mai, successo nulla». In questi quattro anni a Milano invece «una persona sbucata dal nulla, mai vista prima che mi fissa, poi mi insulta, e infine mi picchia, mi tira un pugno in fronte, mi prende a calci mentre sono a terra mentre viaggio come tanti altri in treno».

L’altra aggressione

E non solo: «Due o tre anni fa, invece, ero sull’autobus, sempre a Milano, quando un uomo, anche in quel caso senza motivo, ha tirato un sasso contro i finestrini e ha preso proprio me, anche quella volta sulla testa. In quella occasione, almeno, un passeggero, un immigrato africano, mi aveva soccorso e mi aveva aiutato, mentre questa volta sul treno mi sono sentita sola». A chi si è voltato dall’altra parte direbbe «che al posto mio avrebbero potuto esserci le loro figlie, madri o compagne».

La denuncia

E infine: «Ho denunciato pubblicamente questa storia su Instagram, non per mania di protagonismo, ma perché a volte bisogna fare un po’ di rumore. Tutti, a partire dalle donne, devono avere il diritto di stare tranquilli su un treno». Non porta sempre lo spray urticante nella borsa: «Ho cominciato da quando vivo in Italia. Ma sia chiara una cosa, io questo Paese lo amo, ho parte dei nonni italiani. Qui ho scelto di stare, e qui voglio rimanere».

leggi anche