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Carlo Cottarelli e la verità senza sconti sui tagli all’Irpef. E perché la patrimoniale, stavolta, non serve

09 Novembre 2025 - 07:17 Alba Romano
carlo cottarelli
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L'analisi dell'economista sul Corriere: «Se si volesse davvero intervenire, avrebbe più senso alzare le aliquote sui redditi più alti»

Un’analisi, «senza slogan», sui tagli all’Irpef la fa oggi Carlo Cottarelli, direttore dell’Osservatorio conti pubblici italiani Università Cattolica, sul Corriere della Sera. Un’osservazione parziale, perché in Italia «l’evasione è elevata e quindi i dati sui redditi dichiarati sono incompleti». Se ci si basa sulle dichiarazioni dei redditi del 2023, metà dei dichiaranti (21 milioni su 42) aveva un reddito lordo individuale fino a 20.000 euro, che al netto dell’Irpef si attesta sui 18.000 euro. Un reddito che pare basso, ma non tanto, se si includono al suo interno i pensionati (compresi quelli con pensioni minime), i giovani lavoratori, chi dichiara meno del reddito effettivo ed esclude i redditi sottoposti a tassazione separata (redditi da capitale, affitti da cedolare secca, redditi sottoposti a tassazione forfettaria, eсcetera). Mentre per l’Istat nel 2023 il reddito netto familiare mediano era di 30.039 euro, e quello di famiglie con figli era di 46.786 euro.

Sì, del taglio godranno anche altre fasce ma siamo sicure che siano davvero ricche?

Chi ha beneficiato del taglio delle tasse, spiega Cottarelli, sono stati negli ultimi anni chi aveva un reddito lordo individuale attorno ai 35mila euro. Con la legge di Bilancio 2006 si introduce un piccolo taglio alla parte del reddito da 28mila a 50 mila euro, anche sei benefici vengono estesi (in misura calante rispetto al reddito percepito) ai redditi fino a 200 mila euro. Quindi chi ha finora beneficiato di più sono i redditi fino a 35 mila euro che includono lavoratori con un reddito individuale superiore alla mediana e ora con il piccolo taglio in manovra godrà dello stesso diritto anche chi ha un reddito un po’ più alto, ma non certo, secondo l’economista ed ex senatore, un «ricco». Ovvero chi ha un reddito individuale lordo sopra i 50mila.

Perché la patrimoniale non serve

Nel 2023 3,7 milioni di contribuenti (18,8%del totale) pagavano circa 100 miliardi di Irpef, quasi la metà del totale. Serve una patrimoniale come tanto caldeggiato da Cgll, Avs e Pd? Per Cottarelli siamo fuori “scala”. Perché primo l’imposta non riguarderebbe tutti i contribuenti sopra i 50.000 euro di reddito individuale. Quindi non sarebbe risolutiva. E secondo essendo un’imposta sulla ricchezza, non potrà esser riferita ai dati finora citati. «La ricchezza è frutto di un risparmio, che è frutto di un reddito che è stato già tassato una volta. Si tasserebbe, quindi, due volte lo stesso reddito. In situazione di estrema emergenza, nulla può essere escluso, ma I’Italia non è in crisi profonda», spiega. Avrebbe più senso semmai alzare le aliquote sui redditi più alti, «come per esempio vuole fare Mamdani con una sovratassa
sopra il milione di dollari». Ma l’Italia non è New York. Verrebbero colpiti con redditi superiori ai 300mila, lo 0,1 per cento del totale. Persone che poi facilmente possono spostare la propria residenza all’estero.

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