L’indagine sull’attentato a Ranucci e l’ex militare dell’est Europa «capace di maneggiare ordigni»

Un ex militare dell’Est Europa capace di maneggiare ordigni. Forse del sottobosco della mala romana. Potrebbe anche aver agito su commissione di più soggetti ma potrebbe anche essere arrivato da fuori. Questo, secondo il Giornale, è l’identikit dell’attentatore che ha messo una bomba sotto casa di Sigfrido Ranucci a Campo Ascolano (Pomezia). Sarebbe quindi lui l’incappucciato visto quella sera allontanarsi indisturbato appena prima dello scoppio dell’ordigno. Qualcuno che seguiva Ranucci, tornato a Roma dopo alcuni giorni fuori.
«Danneggiamento aggravato dal metodo mafioso»
Intanto gli investigatori lavorano per ricostruire il percorso della Panda nera su cui sarebbe scappato l’autore. Ma anche su chi ad agosto aveva forzato la residenza estiva di Ranucci. L’indagine del pm Carlo Villani è per «danneggiamento aggravato dal metodo mafioso». Ci sono i girati delle 40 telecamere della zona in visione da parte della Digos. La «bomba carta potenziata» è stata collocata lo scorso 16 ottobre davanti al cancello di casa Ranucci a Campo Ascolano di Pomezia, tra la Ford Ka della figlia e la sua Opel Adam. È esplosa alle 22.17. A poche ore dall’attentato, al termine dell’audizione in Procura con Villani e il procuratore capo Francesco Lo Voi, Ranucci aveva delineato con i magistrati «quattro o cinque tracce importanti».
Gli indiziati
Ovvero i narcos di Sinaloa in Messico legati alla mafia albanese; la ’ndrangheta e l’eolico; i clan tra Ostia e Torvanianica che si contendono con i sinti il litorale romano tra esplosivi, incendi e attentati, fino a qualche giorno prima del 16 ottobre; l’estrema destra romana mescolata a criminalità e ultras legati al defunto Fabrizio Piscitelli alias Diabolik. Ranucci ha sempre bollato come stupidaggini le ipotesi sul mandante politico. «A distanza di quattro settimane dal fatto, non si ha notizia di progressi nelle indagini. Per questo ho rivolto un’interrogazione al ministro della Giustizia Carlo Nordio», dice al Giornale il senatore FdI Alberto Balboni.
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Undici indagini
Dal 2021 in procura ci sono undici indagini collegate a una trentina di minacce ricevute da Ranucci. Si va dalle lettere anonime («Se dai altre informazioni sul caso ti ammazziamo», quella criptata ricevuta il 2 giugno 2024) ai proiettili di P38 rinvenuti grazie a un’intuizione della scorta. Si attende l’informativa del Ris sull’esplosivo, realizzato con un chilo di polvere pirica compressa. «È un lavoro da esperti, spesso c’è una “firma” tecnica che ci aiuta a ricondurci all’autore», spiega al quotidiabno un esperto di esplosivi.
Panda nera
Per questo si parla dell’ex militare dell’Est Europa. Qualcuno che seguiva Ranucci, che proprio quella sera era tornato a casa dopo le presentazioni del suo libro. E si lavora anche per ricostruire il percorso della Panda nera su cui sarebbe scappato.
