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Microsoft Teams fa la «spia» per il capo al lavoro? Cosa c’è di vero con la nuova funzione e i rischi per i dipendenti

14 Novembre 2025 - 22:29 Ugo Milano
smart working microsoft teams
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Scoppia il dibattito sulla novità introdotta da Microsoft per la piattaforma di videochiamate molto usata per riunioni e videoconferenze. Le rassicurazioni dell'azienda e i dubbi che restano

Che il capo sappia dove si trovano i suoi dipendenti quando non sono in ufficio è forse l’incubo di molti lavoratori. Un incubo che potrebbe presto diventare realtà, perché a partire da gennaio 2026 Microsoft Teams introdurrà una nuova funzione capace di rilevare la posizione di un dispositivo in base alla rete Wi-Fi a cui si collega. L’aggiornamento sullo stato di presenza diventerà così una spia in grado di riferire al capo se un determinato dipendente si trova in ufficio o meno. Microsoft ha garantito che la funzione sarà disattivata di default e potrà essere abilitata solo dagli amministratori IT, ma questo non ha spento le preoccupazioni sulla privacy.

La nuova funzione di Microsoft Teams

Negli ultimi anni i software di videochiamata sono entrati sempre di più nel mondo del lavoro, permettendo forme di smart working prima impensabili. La nuova produttività però si paga spesso con la privacy, invasa dai datori di lavoro che raggiungono i loro dipendenti a qualsiasi ora e in qualsiasi luogo. La novità di Microsoft sembra andare ad esacerbare ancora di più questa situazione, in modo peraltro ineludibile: il software infatti non si baserà esclusivamente sul nome della rete per comprendere dove si trova in realtà il dipendente, ma sfrutterà un’ampia serie di parametri di supporto. Impossibile quindi evitare il monitoraggio.

Le preoccupazioni sulla privacy

Diversi osservatori hanno già lanciato l’allarme sulla privacy. L’impressione è che la nuova funzione possa essere impiegata come uno strumento per prevaricare sulla tutela dei dati personali. Microsoft assicura che l’iniziativa mira unicamente a migliorare la trasparenza sulla disponibilità dei dipendenti e non rappresenta un meccanismo di controllo. Ma è una risposta che non convince, specialmente se ad abilitare la funzione di “tracciamento” sarà, come appare verosimile, proprio il datore di lavoro.  

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