Si spegne ufficialmente Internet Explorer: addio al «browser più utilizzato per scaricare gli altri browser»

All’annuncio della dismissione, lo scorso giugno, il web aveva salutato Explorer con ironia e un po’ di tristezza

Da oggi Internet Explorer è ufficialmente nel passato. Mentre Microsoft guarda all’intelligenza artificiale e integra ChatGPT con il suo motore di ricerca Bing e il pacchetto Office, l’ex browser nativo di Windows non è più accessibile nemmeno cliccandone l’icona. Una volta aperto il programma, non appare altro che una finestra che suggerisce di usare Edge, il più recente programma di navigazione internet di Microsoft, che dal 2015 ha affiancato il nonno Explorer fino a sostituirlo completamente. L’annuncio era arrivato lo scorso giugno quando l’azienda di Redmond aveva dichiarato che il programma non avrebbe più ricevuto supporto. I meme sulla lentezza del «browser più utilizzato per scaricare gli altri browser» si erano sprecati. Negli anni, Explorer ha perso sempre più quote di utilizzo, superato da Google Chrome, Mozilla Firefox e Safari. Oggi, proprio il browser di Google è il re del mercato. Usato dal 65,8% degli utenti guarda dall’alto in basso Safari – secondo al 18,7% – ed Edge, al 4,44%. Con quest’ultimo – che è in ogni caso basato sulla stessa architettura di Google Chrome, la Chromium – Microsoft promette ai propri utenti «un’esperienza Web più veloce, più sicura e più moderna rispetto a Internet Explorer».


La caduta di un gigante

Non è stato sempre così, però. Lanciato 28 anni fa, nel 2004 Explorer era utilizzato dal 94% degli utenti. Ma la loro scelta era influenzata dalla presenza di Explorer in maniera nativa in un periodo in cui le alternative erano agli albori. Per questo, sia gli Usa che l’Unione Europea imposero a Redmond di separare i propri programmi dal sistema operativo. Negli anni successivi, Explorer si guadagnò la nomea di programma lento, inaffidabile e complicato da usare. Percezione che gli fece perdere terreno a favore dei concorrenti: si vedrà se Edge riuscirà dove il predecessore ha fallito.


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