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Addio cinepanettoni, la tradizione pop del Natale in Italia è solo made in Usa: da Mariah Carey a Una poltrona per due, cosa faremo (anche quest’anno)

19 Novembre 2025 - 18:46 Gabriele Fazio
L'unico brano che può rivendicare la cittadinanza italiana è Tu scendi dalle stelle, che comunque è una cover di un brano di chiesa composto intorno alla metà del '700 in dialetto napoletano intitolato Quanno nascette Ninno, tutto il resto viene dall'estero

All I Want for Christmas Is You di Mariah Carey è tornata in classifica, in USA così come in Italia. È il segnale che aspettavamo, ora il Natale può partire. Quella che sembra una boutade in realtà è la traduzione di una percezione abbastanza netta e che si gioca su un singolare asse tra i due oceani, nello specifico tra gli Stati Uniti e il nostro paese. L’italica cultura pop natalizia in effetti è totalmente dominata da quella americana, fino a scandirne clamorosamente perfino il calendario.

C’è una pagina Facebook, creata il 25 dicembre del 2017, conta 30mila followers, che non è un numero da copertina ma è un numero, che si chiama Quanti giorni mancano a “Una poltrona per due”, che non fa altro, pubblicando sempre la stessa foto, che aggiornare il countdown verso il 24 dicembre, la serata in cui, da ben 28 anni, senza mai fare eccezioni, Italia 1 manda in onda la nota commedia del 1983 diretta da John Landis con Dan Aykroyd, Eddie Murphy e Jamie Lee Curtis, registrando tra l’altro sempre ottimi ascolti in termini di share.

Una tradizione, come il brano di Mariah Carey, due prodotti americani che hanno assunto una rilevanza ai limiti del bizzarro anche nel nostro paese, senza che ci sia dietro una spiegazione culturale ben precisa, se non che si tratta di una canzone e un film particolarmente confortevoli.

L’invasione del pop natalizio statunitense

Il successo di questi due prodotti americani nella nostra tradizione pop natalizia, apre ad un’analisi che potrebbe (dovrebbe?) far riflettere, perché in realtà la stragrande maggioranza dei più famosi canti natalizi che noi, amorevolmente, intoniamo attorno a tavole imbandite e alberi decorati, non hanno nulla a che vedere con l’Italia, qualche volta nemmeno con Il Natale.

Rapida carrellata: Astro del ciel è stata tradotta negli anni ’30 in italiano, ma l’originale è Stille Nacht ed è stata composta nel 1818 dall’austriaco Franz Gruber su testo di un prete di nome Josef Mohr. Anche Bianco Natal è una cover, l’originale si intitola White Christmas e fu composta nel 1942 da Irving Berlin per il film Holiday Inn con Fred Astaire e Bing Crosby, che poi ne canterà la più famosa delle numerose versioni, un successo commerciale da oltre 50 milioni di copie vendute.

Poi non si può non segnalare tutto un ramo pop/rock di canzoni natalizie adottate dal mondo intero e che spesso hanno storie anche piuttosto stravaganti. Ecco qualche esempio: Jingle Bells, un classico globale senza tempo, fu scritta nel 1857 da James Lord Pierpont nella piccola cittadina di Medford (Massachusetts), ma col Natale non c’entra niente, fu composta per essere suonata durante il Giorno del ringraziamento americano e, a dirla tutta, attenzione, non si intitola nemmeno Jingle Bells ma One Horse Open Sleigh.

Il mercato del Natale

Esattamente un secolo dopo Bobby Helms, ispirato dalla funzionalità del pezzo di Pierpont, scriverà Jingle Bell Rock, hit radiofonica scritta ad hoc, la prima della storia, quella che apre di fatto il mercato musicale natalizio. Un mercato di cui usufruirà l’anno dopo Brenda Lee, detta anche Little Miss Dynamite, che pubblicherà Rockin’ Around the Christmas Tree (quasi un miliardo e mezzo di ascolti su Spotify al momento).

Quello stesso anno Chuck Barry, istituzione del rock americano, come dichiarata risposta al successo della collega, pubblica due brani che regaleranno agli Stati Uniti e al mondo intero due dei personaggi più amati della storia della musica: il primo è un ragazzo di campagna che non sa né leggere né scrivere ma «He could play a guitar just like a-ringin’ a bell» e che si chiamava Johnny B. Goode, il secondo si chiama Rudolph, ed è una renna dal naso rosso che deve correre per portare i regali di Natale a tempo di rock, parliamo naturalmente del brano Run Rudolph Run.

I successi degli anni ’80

Nel 1970 il portoricano José Feliciano sfrutta il trend e augura al mondo intero un Buon Natale con Feliz Navidad, che diventerà un pezzo iconico del periodo. A quel punto appare chiaro che si è formato un vero e proprio mercato, dalle origini, come abbiamo visto, decisamente antiche e dalla portata mondiale.

Giunge così il momento di Last Christmas degli Wham! di George Michael: siamo nel 1984 e ci ritroviamo davanti ad uno dei più clamorosi equivoci musicali della storia. Infatti il brano, che ebbe da subito un successo stratosferico, racconta di una storia d’amore finita durante le vacanze di Natale, una roba proprio triste, ma che assume tonalità festaiole grazie alle sonorità sgargianti di quegli anni, così nessuno bada all’incipit piuttosto netto: «Last Christmas I gave you my heart/But the very next day you gave it away». Solo dopo arriverà di gran carriera Mariah Carey con la sua hit dalla colossale efficacia e che oggi detta i tempi delle festività natalizie.

L’Italia queste canzoni le ha adottate in blocco e senza fare troppe domande, l’unico brano che può rivendicare la cittadinanza italiana è Tu scendi dalle stelle, che comunque è una cover di un brano di chiesa composto intorno alla metà del ‘700 in dialetto napoletano intitolato Quanno nascette Ninno, entrambi scritti dal vescovo Alfonso Maria de’ Liguori, poi canonizzato nel 1839 da Papa Gregorio XVI. La nostra tradizione musicale natalizia, riferendoci naturalmente a quella più popolare, si ferma qui, tutto il resto l’abbiamo importato dall’estero.

Il cinepanettone, una tradizione perduta

L’esempio, già riportato, del film Una poltrona per due, risulta ancora più particolare se pensiamo che in realtà noi una tradizione natalizia pop cinematografica ce l’avevamo eccome. È stata lunga e lungamente dibattuta, naturalmente ci riferiamo ai famigerati cinepanettoni, commedie che puntavano ferocemente al botteghino e che appartengono ad un filone ben preciso inaugurato con Vacanze di Natale nel 1983 e cui fine possiamo rintracciare, 21 pellicole dopo, nel 2011 con Vacanze di Natale a Cortina.

Quasi trent’anni dunque, che testimoniano un plastico decadimento della commedia all’italiana, una crisi di idee verticale che portò a stancare, dopo i più integerrimi radical chic, anche il pubblico. Ma la domanda rimane: come mai la vigilia di Natale gli italiani si accoccolano tradizionalmente attorno alla tv per Una poltrona per due e non per una delle diverse riuscite commedie del filone De Sica/Boldi?

…e all’estero?

Una domanda che si fa più forte dopo aver appreso che nel resto d’Europa, al netto di successi globali ormai inevitabili in un contesto inevitabilmente globalizzato come quello odierno, quindi la trasmissione di classici Disney per i bambini, ognuno ha il proprio film tradizionale di Natale, prodotto in casa, che riporta ad una tradizione propria e non importata.

L’unico fenomeno rintracciabile all’estero, che torna e ritorna in ogni programmazione, Italia compresa naturalmente, anche in zone extraeuropee come Sudamerica ed estremo Oriente, è Mamma, ho perso l’aereo.

Blockbuster europei

Per il resto, nel Regno Unito ogni anno viene trasmesso il nuovo classico Love Actually, produzione che mette insieme alcune delle più brillanti star del cinema britannico come  Hugh Grant, Colin Firth, Emma Thompson, Liam Neeson, Alan Rickman e Keira Knightley. In Germania, dal 1973, trasmettono ogni anno Drei Haselnüsse für Aschenbrödel (Tre nocciole per Cenerentola), la Francia intrattiene i bambini con le avventure di Asterix naturalmente, quelli dal palato più raffinato si buttano su My Night at Maud’s di Éric Rohmer, ma ha una lunga serie di cult nazionali che vengono trasmessi regolarmente come Le Père Noël est une ordure e Les Bronzés font du ski, entrambi firmati dalla storica compagnia teatrale comica Le Splendid. In Svezia le tv da oltre quarant’anni trasmettono il film Karlsson vom Dach, basato sul libro Karlsson sul tetto di Astrid Lindgren, nota anche come autrice di Pippi Calzelunghe.

E poi ancora, in Germania si guarda Feuerzangenbowle, in Spagna La Gran Familia, in Repubblica Ceca e Slovacchia durante le feste va molto un film dal titolo Morozko, che nel 1965 ha vinto il Leone d’oro alla 26ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia nella categoria, “Film per bambini” (quella che oggi forse potremmo identificare come il Leoncino d’Oro) e che secondo Steven Spielberg sarebbe stato il precursore di molti blockbuster hollywoodiani.

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