«L’amore tossico esiste solo tra partner?». Alberto Pellai interviene sui bimbi nel bosco

«Può un genitore che ama molto, amare in modo pericoloso, tanto da rendere il suo amore un rischio oggettivo per il benessere del minore? Possiamo applicare il termine “amore tossico” anche nella relazione tra un genitore e un figlio?». È una presa di posizione piena di domande quella del noto psicologo Alberto Pellai sul caso della coppia Birmingham-Trevallion che viveva nei boschi intorno a Chieti e i cui figli, sottratti alla potestà dei genitori, sono stati trasferiti in una casa famiglia. Per Pellai, questo caso – come altri di stampo diverso – potrebbero rientrare sotto il cappello dell’etichetta “mal-amore”: «A volte lavoro con adulti che quando erano figli sono stati cresciuti in modo violento e disfunzionale, oppure trascurati sul piano fisico ed emotivo. Da grandi hanno compreso che qualcuno avrebbe dovuto metterli in salvo, ma non è accaduto».
L’avvertenza di Pellai: «Non ne so abbastanza, ma l’opinione pubblica è spaccata»
Il lungo ragionamento dello psicoterapeuta è affidato a Facebook insieme a un’avvertenza iniziale: «Ho rifiutato numerose interviste e non mi sono espresso su questo caso perché non so esattamente i contorni di questa specifica vicenda». Ma quanto è successo nel bosco di Palmoli – dove i due minorenni vivevano senza servizi igienici, isolati da coetanei e senza frequentare istituti scolastici – per Alberto Pellai può facilmente rientrare nell’ambito del difficile rapporto tra genitori e figli. Difficile perché ha necessità che si tenga conto di due binari, spesso paralleli: il bisogno affettivo e il bisogno di condizioni oggettive che permettano la crescita in salute. In questo caso sono proprio quei due binari che hanno spaccato l’opinione pubblica, tra chi sostiene la maggiore importanza di uno e chi quella dell’altro.
Il caso dei bimbi nel bosco, tra affettività e bene maggiore
Per lo psicoterapeuta, la cosa più importante per la crescita di un bambino è «la continuità degli affetti», che però «non può prescindere dalla tutela del bene maggiore del minore. Mi spiego meglio: due genitori potrebbero rifiutarsi di sottoporre il proprio bambino a cure mediche più che necessarie per la sua sopravvivenza. Può lo stato interferire, in questo caso, con la decisione genitoriale?». Se infatti il genitore è percepito come «competente sul piano affettivo» o una «base sicura», il figlio svilupperà un attaccamento sano nei suoi confronti. Quando però il genitore è affettivamente competente ma nega al minore diritti fondamentali, come quello all’istruzione o alla socialità, la questione si fa più delicata. «In questi casi, chi tutela la salute dei bambini deve garantire al bambino il ripristino delle condizioni oggettive che ne tutelano i diritti senza eventualmente interrompere la continuità affettiva».
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Il rischio del “mal-amore” e le famiglie che sembrano perfette
Insomma, la soluzione che avrebbe messo d’accordo tutti poteva essere trasferire l’intera famiglia in una dimora «riscaldata e pulita», che potesse garantire le condizioni di vita ottimali dei bambini. Una cosa che sta solo parzialmente accadendo, dato che ai figli è permesso di stare con la madre ma non con il padre. Da qui Pellai imposta un discorso sul “mal-amore” e sull’”amore tossico”: «Quasi nessuno denuncia un ceffone dato ad un figlio, perché un figlio lo “incorpora” nella regola che quel ceffone appartiene di diritto alla scelta educativa del genitore che ti cresce». Eppure quel genitore è maltrattante e lo Stato può intervenire, esattamente come quella trascuratezza non è solo affettiva ma anche fisica e riguarda cure concrete. «A volte lavoro con adulti che sono cresciuti trascurati sul piano fisico o emotivo», conclude lo psicoterapeuta. «Da bambini, quei figli non si sono accorti del “mal-amore” di cui erano oggetto. Da grandi hanno compreso che qualcuno avrebbe dovuto metterli in salvo, ma non è accaduto. Perciò, si trovano a dover curare ferite e cicatrici di cui nessuno si è preso cura. Da fuori spesso sembravano figli di famiglie perfette. Dentro, quelle famiglie erano invece altamente imperfette».
