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La bambina prelevata da scuola e portata in comunità a Trieste: «Non la vedo da febbraio»

03 Dicembre 2025 - 06:57 Alba Romano
bambina madre trieste
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La madre ha ricevuto la sospensione della potestà genitoriale, poi revocata dalla Cassazione

«Non vedo mia figlia dal vivo dall’11 febbraio, da quando sono andati a prelevarla da scuola e l’hanno portata in una casa famiglia». La storia la racconta una donna di Trieste e riguarda la figlia di otto anni. La madre dice che gliel’hanno portata via «nel nome della tutela del diritto del figlio alla bigenitorialità e alla crescita equilibrata e serena». Lei ha ricevuto la sospensione della potestà genitoriale. Sulla base di una relazione dei servizi sociali. Gli stessi che avevano concesso alla madre di Giovanni Trame di vedere il figlio da sola: lei lo ha sgozzato durante uno degli incontri.

La storia di Trieste

«Mi sono affidata alla giustizia dopo che mia figlia ha trovato il coraggio di confessare qualcosa di terribile subita da suo padre. Era in ginocchio, piangeva e mi chiedeva scusa», racconta la madre al Messaggero. Da lì è nata una denuncia per atti sessuali con minore. Conclusasi con un’archiviazione data «l’incapacità della bambina di rendere testimonianza». Il gip nel provvedimento di archiviazione che risale al 2024 scriveva: «Quando la presunta persona offesa ha meno di 7 anni ecco che si è davvero fatto “tombola”, nel senso che si è in un autentico ginepraio». E ancora: «I processi in tema di violenza sessuale, specie se all’interno di una famiglia, sono, per chi è chiamato a celebrarli, autentiche sciagure di Dio».

Un rapporto non consenziente

La madre dice che la bambina «è stata concepita a seguito di un rapporto non consenziente. Ho deciso di portare avanti la gravidanza, nonostante il mio ex mi avesse minacciato di farmi del male. Il giorno che è nata, le ho fatto una promessa: che l’avrei sempre protetta. Quando ho iniziato a temere per lei, sono andata via di casa e poi mi sono sposata con un altro uomo, con cui ho avuto altri figli». Non ha denunciato gli abusi «perché avevo una paura matta di non essere creduta. Lui mi aveva giurato che me l’avrebbe portata via. Ora ho capito che la mia paura era fondata, visto che non credono né a me, né a mia figlia. Le stanno insegnando che deve stare zitta».

Le visite ginecologiche e la figura del padre

La donna è stata accusata di averla portata una decina di volte al pronto soccorso per sottoporla a visite ginecologiche giudicate “eccessive” e di aver screditato la figura del padre, e che sarebbe questa la ragione per cui la bimba non vuole vederlo. La Cassazione l’11 luglio 2024 ha annullato il decreto della Corte di Appello di Trieste che aveva affidato la bimba al padre in via esclusiva. Perché «anche qualora sia accertata la violazione del diritto alla bigenitorialità da parte del genitore che ostacoli i rapporti del figlio con l’altro genitore, occorre sempre verificare se i rimedi a tali situazioni siano diretti anche a salvaguardare l’esigenza di evitare un trauma, anche irreparabile, allo sviluppo fisico-cognitivo del figlio, in conseguenza di un brusco allontanamento dal genitore con il quale aveva sempre vissuto e dalla lacerazione delle consuetudini di vita».

La lettera e la telefonata

La madre l’ha sentita per l’ultima volta in una videochiamata di mezz’ora il 30 settembre. Due mesi fa la figlia le ha scritto una lettera: «Mami sarai dentro il mio cuore per sempre. Saremo vicine anche quando siamo lontani. Uguale per la mia famiglia, però senza la parte di mio papà».