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Mostro di Firenze, la suora di Pacciani svela un documento inedito con i nomi della «squadra della morte»: «Lui solo un incidente di percorso»

11 Dicembre 2025 - 14:41 Cecilia Dardana
pacciani mostro di firenze
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La suora che seguì Pacciani in carcere consegna a Pulp Podcast un foglio del ’74 con otto nominativi legati alle vicende del Mostro di Firenze

«Questi sono i nomi: Rodolfo Fiesoli, Luigi Goffredi, Rolf Reinecke, “Duca” (nome barrato nel documento, ndr), Joe Bevilacqua, Francesco Calamandrei, Francesco Narducci, Giulio Cesare Zucconi». È l’elenco che compare su un documento «inedito», che sarebbe stato custodito per decenni da una suora vicina alle vicende giudiziarie di Pietro Pacciani, nome legato alla vicenda del Mostro di Firenze. Da questi nomi è partita la nuova puntata di Pulp Podcast, il podcast di Fedez e Mr. Marra, che ripercorrono il caso del serial killer che negli anni ‘60, ‘70 e ‘80 ha seminato il terrore nelle campagne fiorentine. In questo nuovo episodio, intitolato “La suora che detiene i segreti di Pacciani e del Mostro di Firenze”, i due conduttori analizzano il foglio insieme a un perito del Cnr, cercando di capire da dove provenga e quale possibile significato possa avere all’interno della storia del Mostro di Firenze.

Il documento consegnato dalla ex Suor Elisabetta

Il documento è stato consegnato da Annamaria Mazzari, conosciuta fino al 2004 come Suor Elisabetta. Per anni è stata l’assistente spirituale di Pacciani durante i processi. In alto compare la dicitura «Retau 1974». A fianco dei nomi sono presenti sigle e cifre, come L5, L6 o L7, compatibili con importi in lire. L’unico a non avere alcuna cifra è il nome “Duca”, sbarrato con una riga. La Mazzari descrive quanto consegnato come «una squadra della morte, che comprende sette profili con un unico obiettivo». Aggiunge inoltre che «Pacciani fu solo un incidente di percorso, non faceva parte di questa squadra della morte ma ha conosciuto alcuni del team».

Fedez e Mr. Marra chiariscono che il foglio non viene presentato come prova, ma come un elemento che solleva interrogativi: «Il documento non è una prova di colpevolezza, ma rappresenta un reperto che pone legittime domande investigative». Per i due conduttori, ciò che lo rende significativo è che «nessun nome è casuale. Ciò che rende il foglio di straordinaria rilevanza è un fatto oggettivo e senza precedenti nella storia delle indagini sul Mostro di Firenze: tutti i soggetti elencati sono stati, negli anni, direttamente o indirettamente coinvolti nell’orbita delle indagini o dei processi relativi al Mostro di Firenze».

Narducci e Calamandrei i nomi più controversi

Tra i nominativi, colpiscono in particolare Francesco Narducci e Francesco Calamandrei. Il primo, medico perugino, morì nel 1985 in circostanze mai chiarite del tutto ed è stato protagonista della cosiddetta inchiesta bis di Giuliano Mignini, che ipotizzò mandanti, esecutori e persino il coinvolgimento di ambienti esoterici. Nessuna verità giudiziaria, però, ha mai stabilito un suo ruolo nei delitti. Calamandrei, farmacista fiorentino, fu invece indagato come presunto mandante dei delitti, ma nel 2008 venne assolto con rito abbreviato «perché il fatto non sussiste». La sua assoluzione, diventata definitiva, non ha lasciato ombre sulla sua posizione. È morto nel 2012.

I «compagni di merende» e la pista sarda

Gli otto duplici omicidi attribuiti al Mostro di Firenze, avvenuti per lo più ai danni di coppie sorprese in momenti d’intimità, continuano a essere un enigma. Pacciani e i suoi «compagni di merende», Mario Vanni e Gianni Lotti, furono accusati negli anni ’90, ma la posizione del contadino rimase incerta dopo la sua morte, avvenuta prima del nuovo appello. Il primo delitto del 1968, quello di Signa, rimanda invece alla cosiddetta «pista sarda», con imputati i fratelli Vinci e il marito di Barbara Locci, Stefano Mele.

La perizia del Cnr: un documento compatibile con gli anni ’70

A fine puntata viene mostrata la perizia del professor Giovanni Bottiroli, dirigente del Cnr, che conferma l’attendibilità cronologica del materiale. Secondo il perito, «non vi sono segni che smentiscano la datazione del documento almeno agli anni ’80». L’effetto di doppia battitura sarebbe spiegabile con l’uso della carta carbone. Il foglio risulta provenire da un «modulo originale per uso fiscale (bollettario per dichiarazione Ige) in vigore dal 1940 al 1972». La compilazione sarebbe stata eseguita con una Olivetti Lettera 32, verosimilmente negli anni successivi al 1963. Bottiroli conclude che «non sono riscontrabili elementi relativi alla natura materiale del documento che possano contrastare con la collocazione in tempi assolutamente non recenti. Lo stesso aspetto del tratto dattiloscritto induce a non ritenere possibile una sua collocazione temporale in tempi recenti, dell’ordine della decina di anni».

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