Dai certificati mancanti alla bambina che non sa leggere, ecco perché i figli della famiglia nel bosco rimangono in comunità: le motivazioni dei giudici

Nonostante siano stati riconosciuti gli sforzi di collaborazione della cosiddetta «famiglia nel bosco», che ha cercato di superare il muro di diffidenza inizialmente eretto nei confronti delle autorità, i giudici della Corte d’Appello dell’Aquila hanno rigettato il ricorso contro la sospensione della responsabilità genitoriale a causa di alcune anomalie che continuano a pesare in maniera significativa. In particolare, la Corte ha sollevato dubbi sui certificati scolastici con cui negli anni era stato valutato il grado di istruzione della figlia maggiore della coppia anglo-australiana, Utopia Rose di 8 anni. Pur confermando la possibilità di ricorrere all’istruzione parentale, i giudici hanno riscontrato la mancanza di documenti essenziali nella richiesta di ammissione agli esami di idoneità per la seconda e la terza elementare.
I giudici in linea con la tutrice: «Grave che la bambina non sappia leggere»
Per i giudici di secondo grado, però, non si tratta solo di una questione formale. Anche assumendo che l’intero procedimento fosse stato rispettato sul piano burocratico, precisano, la realtà educativa della bambina resta comunque gravemente insufficiente. I certificati di idoneità, infatti, risultano incompatibili con la constatazione che la bambina non sa leggere né scrivere, né in italiano né in inglese, indicando una mancanza concreta di istruzione che ha pesato sulla decisione dei giudici.
L’attuale tutrice dei minori aveva rilevato nella sua relazione che i due gemelli di 6 anni non sanno leggere e stanno appena imparando l’alfabeto, mentre la più grande di 8 anni riuscirebbe a scrivere solo il proprio nome sotto dettatura. Queste osservazioni sono state certificate durante il periodo di osservazione nella comunità di Vasto, dove i bambini erano stati trasferiti dopo la prima ordinanza del tribunale dei minorenni dell’Aquila, che aveva disposto l’allontanamento dai genitori. Quest’ultimo provvedimento era stato deciso a seguito di una serie di accertamenti degli assistenti sociali andati avanti diversi mesi sulle condizioni della famiglia e che hanno poi portato i giudici a mettere nero su bianco la presenza di «gravi e pregiudizievoli violazioni dei diritti dei figli all’integrità fisica e psichica, all’assistenza materiale e morale, alla vita di relazione e alla riservatezza».
Rigettate le posizioni della difesa sulla lingua dei genitori
Le critiche avanzate dagli avvocati sulla presunta difficoltà linguistica dei genitori e sul mancato ascolto diretto dei minori, come previsto dalla Convenzione Onu sui diritti dell’infanzia, non sono state ritenute sufficienti dalla Corte d’Appello. Secondo i giudici, l’ordinanza non presenta incongruenze macroscopiche e l’inserimento dei bambini in un ambiente protetto era necessario per salvaguardare la loro salute, assicurare cure adeguate e compensare la deprivazione sociale e educativa subita fino a quel momento.
Cosa succede alla famiglia ora
Al momento, la famiglia sta cercando di collaborare per riavvicinarsi ai figli, ma sarà necessario ancora del tempo prima di un eventuale ritorno in autonomia. I bambini non possono rientrare né nella casa nel bosco, immersa nella natura e condivisa con gli animali, né nella casa concessa ai genitori in comodato d’uso a Palmoli, in attesa dei lavori di adeguamento dell’abitazione originale. In via eccezionale, il padre potrebbe essere autorizzato a trascorrere il 25 dicembre con i figli nella casa famiglia. I giudici, in linea con la posizione della curatrice e della tutrice dei minori, credono quindi nell’importanza di un tempo più prolungato per valutare i progressi dei bambini, che all’arrivo in struttura avevano mostrato stupore di fronte a oggetti quotidiani come vestiti profumati, interruttori della luce o il soffione della doccia. L’assistente sociale ha, inoltre, osservato che il maggiore disagio dei bambini si manifesta nei confronti dei coetanei, soprattutto quando si confrontano su esperienze personali o competenze scolastiche. In queste situazioni emergono chiaramente, a loro avviso, le deprivazioni subite, sia nelle attività comuni del gioco sia in quelle più strutturate, come i compiti scolastici o le conoscenze generali.
