Ultime notizie Famiglia nel boscoJeffrey EpsteinLegge di bilancioNataleUcraina
ESTERIIranIsraeleMedio OrientePena di morteUnione europeaUSA

La mannaia dell’Iran: quasi 2mila condanne a morte nel 2025. Pezeshkian: «Guerra totale a Ue, Usa e Israele»

27 Dicembre 2025 - 18:52 Alba Romano
condanna morte iran
condanna morte iran
Raddoppiate le esecuzioni capitale in un anno. L'aumento brusco dal 2021 dopo il caso di Mahsa Amini

1.922 condanne a morte. Sono quelle eseguite in Iran nel 2025, secondo quanto rivela un rapporto di Human rights activists news agency, un gruppo per i diritti umani con sede negli Stati Uniti. Un numero pari a più del doppio delle pene capitali eseguito lo scorso anno. Da almeno dieci anni non si toccavano cifre grottesche come questa. Tra i detenuti per i quali più spesso le autorità di Teheran ordinano la via del patibolo ci sono i condannati per omicidio (quasi la metà delle esecuzioni) e per reati di droga (46%). Quest’ultimo, secondo Hrana, sarebbe un uso ancor più spropositato della pena capitale, che andrebbe a punire in maniera del tutto senza proporzione un reato che si registra con tassi elevati nelle comunità povere ed emarginate. 

Chi è stato condannato: uomini, donne e minorenni

Circa duemila morti, dunque, la quasi totalità di sesso maschile. Solo 59 sono le vittime femminili accertate, infatti, mentre del 10% dei condannati a morte non è dato sapere se fossero uomini o donne. Il 2025 è stato evidentemente un anno di grandi tensioni interne per l’Iran, tanto che le autorità hanno fatto ricorso alla pena capitale con un tasso del 106% più alto rispetto ai dodici mesi precedenti. Solo 10 esecuzioni sono state pubbliche, mentre due di quelle a porte chiuse avrebbero portato alla morte di due minorenni: una palese violazione del diritto internazionale. 

Il picco di pene capitali: quali sono i fattori

Secondo il rapporto di Hrana, la maggior parte delle esecuzioni avviene ella provincia di Alborz, dove si trova il carcere di Ghezel Hesar. Secondo i dati dell’organizzazione per i diritti umani, in Iran il trend delle pene capitali era migliorato nettamente tra il 2015 e il 2020, per poi aumentare bruscamente nel 2021 e raggiungere il picco proprio nel 2025. Un’inversione completa della tendenza che sarebbe stata favorita da un insieme di fattori. In primo luogo l’elezione a presidente di Ebrahim Raisi, ex capo della magistratura e membro delle «commissioni della morte» deceduto nel 2024 in un incidente aereo. Raisi ha riportato un approccio di «tolleranza zero» verso il crimine, soprattutto quello relativo alle sostanze stupefacenti. Nel 2022, poi, dopo la morte della giovane Mahsa Amini, il regime ha intensificato l’uso della pena capitale come strumento di controllo e deterrenza. Una modalità di utilizzo che si è estesa anche nell’ultimo anno nei confronti di chi era accusato di «spionaggio» in favore di Israele. 

Pezeshkian contro tutti: «Guerra totale contro Usa, Ue e Israele»

Proprio a conferma della situazione geopolitica tesa, nelle ultime ore il successore di Raisi, il presidente iraniano Massoud Pezeshkian, ha preso una posizione forte contro Stati Uniti, Israele e Unione Europea. «A mio parere siamo in guerra totale contro di loro», ha detto in un’intervista diffusa oggi dai media statali. «Vogliono mettere in ginocchio il nostro Paese». A fine settembre Francia, Regno Unito e Germania hanno avviato il ripristino delle sanzioni Onu contro l’Iran in relazione al suo programma nucleare.

Articoli di ESTERI più letti
leggi anche