La ciclista più veloce del mondo? È italiana, laureata, disoccupata

“Sto cercando di fare del ciclismo la mia vita, quindi il mio lavoro – racconta Vittoria Bussi – mi rendo conto che è stato come passare dall’asilo all’università: non ho mai fatto competizioni giovanili, mentre le altre facevano gare di alto livello io ero ancora con le rotelline alla ruota di dietro”

Vittoria Bussi è la donna più veloce del mondo. Almeno in bici. Dopo la morte di suo padre, a venticinque anni, è salita in sella per "ritrovare un senso". Il 13 settembre 2018, atrentun'anni, i suoi 48,007 km al velodromo di Aguascalientes, Messico, sono entrati nella storia. Ma quasi nessuno ne ha parlato: sembrano e sono forse lontanissimi i tempi in cui Francesco Moserregistròil record dell'ora, sempre in Messico. Era il 1984 e l'impresaconsegnò Moser alla gloria eterna delle due ruote. Lui è stato l'ultimo italiano a detenere il primato in questa disciplina, prima dell'arrivo di Vittoria.


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Un’impresa, per essere tale, ha bisogno di sacrifici, di preparazione, di studio. Il talento è necessario, ma non sufficiente. Quando quell’impresa l’hanno compiuta prima di te Giuseppe Olmo, Fausto Coppi, Ercole Baldini, Francesco Moser e Maria Cressari, solo per citare gli italiani detentori del record dell’ora, puoi permetterti di fallire. “Ma è un’impresa anche dal punto di vista economico, non potevo rischiare di non farcela”, racconta Vittoria Bussi. “Ho dovuto fare i conti con tutto, letteralmente. Prenotare i voli e una casa su Airbnb per una quarantina di giorni in Messico. All’inizio eravamo solo io e il mio compagno. Poi bisogna pagare i controlli dell’antidoping, i 7.500 euro del passaporto biologico, l’affitto del velodromo, i commissari dell’Unione ciclistica internazionale, la bici, la manutenzione, tutto”.

Ha gli occhi lucidi Bussi quando ricorda tutti i sacrifici che ha dovuto fare per tentare di battere il record mondiale ad Aguascalientes. Ma le scappa il sorriso quando scandisce, lentamente, quarantotto chilometri e sette metri. Quarantotto chilometri e sette metri: è lei la primatista mondiale della specialità del record dell’ora, è lei la prima donna della storia ad aver superato i quarantotto chilometri in 60 minuti. Lei, il sudore che si asciuga con la velocità e una confessione durata un’ora nella sua chiesa: il velodromo di Aguascalientes.

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  • L'INIZIATIVA: Pensiamo chesia bello e doveroso aiutarla noi, di OPEN. Vogliamo che Vittoria sia uno degli emblemi della "meglio gioventù" di questo Paese messa ai margini dal disinteresse, dall'incuria, dal cannocchiale rovesciato di un sistema che guarda all'indietro e mai al futuro. Benvenuta a OPEN, campionessa