Muore in Siria combattente italiano delle forze curde mentre a Torino sale la tensione

Giovanni Francesco Asperti, originario di Bergamo e conosciuto con il nome di battaglia di Hiwa Bosco, è morto mentre era in servizio a Derik, il 7 dicembre

Un cittadino italiano, Giovanni Francesco Asperti, è morto in Siria. La notizia, che era stata diffusa dalle milizie curde dello Ypg, è stata confermata dalla Farnesina, che ha aggiunto che il consolato a Erbil sta seguendo il caso con la massima attenzione ed è in contatto con i familiari. I miliziani curdi, sul loro sito, hanno reso noto che Asperti, originario di Bergamo e conosciuto con il nome di battaglia di Hiwa Bosco, è rimasto vittima di uno “sfortunato incidente” mentre era in servizio a Derik.


Il decesso di quello che è definito il primo martire italiano della causa kurda dovrebbe essere avvenuto circa un mese fa, il 7 dicembre. “Durante tutta la sua vita nella lotta di liberazione, Hiwa Bosco ha dato l’esempio di una vera vita rivoluzionaria,” scrive lo Ypg sul suo sito. Interpellato da OPEN, Claudio Locatelli, il giornalista-combattente che ha partecipato con lo Ypg alla liberazione di Raqqa, lancia un appello: “Con questo primo martire della causa libera, è ora che i comuni prendano posizione, e riconoscano il valore di chi è volontario, di chi si impegna per una causa gobale.”


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Questa morte si colloca in un clima di grande tensione tra le autorità e i miliziani italiani impegnati nella causa del Rojava. La procura di Torino ha infatti richiesto il regime di sorveglianza speciale per cinque torinesi che si sono uniti alle milizie kurde per combattere l’ISIS. Questa misura restrittiva, introdotta inizialmente dal Codice Rocco in epoca fascista, prevede, anche in assenza di reato, revoca di patente e passaporto, divieto di dimora e di assemblea.

Il magistrato Emanuela Pedrotta, che ha firmato il provvedimento, ha spiegato che la sorveglianza non è stata richiesta per aver scelto di schierarsi con lo ypg, che non è considerato un’organizzazione terroristica né dall’Italia né dall’Unione Europea, ma perché l’addestramento militare ricevuto dai gruppi armati si va ad aggiungere per i giovani in questione a precedenti di violenza in gruppi politici italiani.

Davide Grasso, Maria Edgarda Marcucci, Jacopo Bindi, Paolo Andolina e Fabrizio Maniero hanno infatti trascorsi nei centri sociali, in movimenti anarchici, per il diritto alla casa e allo studio, antifascisti, No Tav. Tra scontri di piazza e manifestazioni contro le forze dell’ordine, i combattenti erano già stati schedati e in alcuni casi processati prima della loro permanenza nel Rojava.

Emanuela Pedrotta deporrà la richiesta in tribunale a Torino mercoledì 23 gennaio. Claudio Locatelli ha espresso il suo scetticismo riguardo la posizione della procura piemontese. “Come si fa ad accusare qualcuno solo perché è capace di fare qualcosa?” chiede Locatelli, e aggiunge, “Di cosa li possono accusare? Di essere troppo generosi? La procura torinese sta prendendo una causa globale come pretesto per attaccare situazioni domestiche, come i suoi problemi con i centri sociali di Torino.”

Paolo Andolina, un altro membro del gruppo, ha risposto all’accusa con un video su Facebook in cui chiede: “La nostra colpa? Esserci recati in Siria e aver sostenuto una rivoluzione femminista, ecologista e anticapitalista. Se ciò implica essere socialmente pericoloso vorrei rispondere che è stato lo Ypg a liberare il Nord della Siria dall’Isis e dalla bande jihadiste, salvare centinaia di miglia di vite umane e resistere valorosamente ad Afrin.”

https://www.facebook.com/paolo.andolina/videos/10210530242451315/