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Il fact-checking del video di Casaleggio sul lavoro, minuto per minuto

17 Gennaio 2019 - 07:09 Valerio Berra
La «Casaleggio Associati» ha pubblicato un video in cui prevede il futuro del lavoro nei prossimi anni. Open lo ha analizzato insieme a due esperti: Luciano Floridi e Marco Bentivogli

«2054, il lavoro che conoscevamo è scomparso». Sono le prime sette parole del video La fine del lavoro come lo conosciamo. È l'ultimo documento pubblicato dalla Casaleggio Associati, la società di consulenza creata da Gianroberto Casaleggio, fondatore del M5s insieme a Beppe Grillo. Un cortometraggio di circa 9 minuti in cui viene pronosticato come cambierà il mondo del lavoro da qui al 2054, fra intelligenza artificiale, blockchain e automazione. Il video è stato pubblicato in occasione di un'intervista rilasciata al Corriere della Sera da Davide Casaleggio, figlio di Gianroberto e a guida della società fondata dal padre. 

 

 

Il fact-checking con i due esperti

Per analizzare queste previsioni abbiamo intervistato due esperti del mondo dell'informazione e del lavoro. Luciano Floridi, professore ordinario di filosofia ed etica dell'informazione all'Università di Oxford e Marco Bentivogli, segretario generale della Fim Cisl.

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0:27. «Ora è iniziata una nuova era, quella della produttività infinita»

Il video è costruito prevedendo lo sviluppo di tecnologie che solo quindici anni fa era difficile prevedere. È possibile essere così certi del futuro?
L.F. «Nel caso specifico di questo video, è forviante, a essere gentili. A non esserlo possiamo dire che è sbagliato del tutto. Si possono fare previsioni sul futuro partendo dai dati che abbiamo adesso ma i ragionamenti che vengono fatti sono troppo lineari. Facciamo un esempio. Prendiamo l'altezza di un bambina alla sua nascita e monitoriamola per i suoi primi anni. All'età di 3 anni decidiamo di calcolare quanto sarà alta quando ne avrà 50. Se guardassimo solo i dati dovremmo preoccuparci perché questa bambina arriverebbe a misurare decine di metri. La cosa grave è quando si passa da una banale ingenuità alla volontà di usare questo tipo di proiezioni per sostenere una tesi. Qui si parla di disinformazione». 

 

M. B. «No, l’evoluzione tecnologica cresce a velocità esponenziale. Neanche chi inventò i primi codici degli algoritmi delle prime infrastrutture blockchain, ne immaginava le infinite applicazioni di qualche anno dopo. Così come siamo in grado di capire solo in linee generali delle evoluzioni dell’intelligenza artificiale. Il fondamento del video e cioè che nulla sarà più come prima, lo condivido e lo sostengo da tempo, ma non vi è traccia su come fare per arrivare da protagonisti a questo cambiamento. Siamo in ritardo, mi sembra il principale problema».

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2:11 «Il fattorino passando dalla consegna a piedi, poi a cavallo, poi in bici, poi in motorino e poi con un camion aumenta la produttività, consegnando più pacchi nello stesso tempo»

Ci stiamo davvero muovendo verso una produttività sempre più alta?

L.F. «La produttività è una cosa seria. Per fortuna, e purtroppo, la produttività non cresce in maniera esponenziale con la tecnologia. Pensiamo all produttività come una atleta che corre i 100 metri. Non potrà mai scendere sotto un certo limite di tempo. Magari può limare una frazione di secondo alla volta, ma prima o dopo arriverà a una soglia che, biologicamente, non riuscirà a superare. Con le tecnologie o modelli di business la produttività può crescere, ma non in maniera illimitata. Per esempio, nel caso della Gran Bretagna, abbiamo una delle economia più avanzate eppure anche la produttività è tra le più basse del G7. È solo con l’innovazione che si può cambiare. Ma l’innovazione è anche un motore che genera nuovi lavori». 

 

M. B. «Senza dubbio la tecnologia consente un utilizzo migliore ed efficiente delle risorse. La capacità di remunerazione del capitale investito crescerà. Le produzioni hanno meno sprechi, sono più flessibili e con costi sempre più ridotti».

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4:11 «I robot barman che lavorano senza paga e sosta sostituiscono i baristi che scioperano a Las Vegas»

Se l'intelligenza artificiale acquisirà un ruolo più importante, dove verranno ricollocati tutti i lavoratori sostituiti da queste tecnologie?

L.F. «La questione è più complicata. Anche qui meglio un esempio concreto. Poco tempo fa Lloyds Bank ha licenziato circa 6.200 persone a causa dell'innovazione digitale. Nello stesso bando ne ha assunte 8.200. Qual è il problema? Il problema è che quelle persone non sono le stesse. Non tutte quelle 6.000 saranno assunte di nuovo. I nuovi assunti sapranno svolgere compiti diversi, come gestire banche dati, e non saranno le persone che gestivano il conto corrente. La protezione sociale va data proprio a tutti i lavoratori che non avranno più un lavoro adatto a loro». 

 

M. B. «L'industria 4.0, l’intelligenza artificiale e le infrastrutture di blockchain, hanno nell’immediato un effetto distruttivo su quello che incontrano. C'è però un intervallo di tempo in cui l'introduzione di queste tecnologie necessità di persone con nuove competenze. È qui che si gioca la sfida».

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4:18 «Oggetti di intelligenza artificiale come Watson vengono usati per porre rimedio (nelle professioni sanitarie)»

L'intelligenza artificiale tratta dati sempre più sensibili. Ci sarà bisogno di norme etiche per regolarla?

L.F. «Ci sono gruppi che se ne stanno già occupando. Io stesso faccio parte di un progetto della Commissione europea con un gruppo di esperti di intelligenza artificiale. La questione vera è quanto ci vorrà per arrivare a qualcosa di concreto. Il rischio è che ogni Paese decida per sè. Quello che mi fa ben sperare è che le aziende tecnologiche che si occupano di questi temi lavorano su un piano internazionale e quindi è plausibile sostenere che adotteranno una soluzione comune per tutti i Paesi». 

 

M. B. «La profilazione di ogni essere umano è un tema serio. Come in tutta la tecnologia è la finalità che gli dà l’uomo a essere virtuosa o pericolosa. Un buon utilizzo di dati sanitari salva la vita delle persone e riduce la spesa sanitaria. Insieme al prof. Luciano Floridi abbiamo discusso molte volte sulla costruzione in tempi brevi di alcune raccomandazioni per contribuire ad una normazione a livello internazionale su questi aspetti, che hanno ricadute molto pericolose».

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4:38 «Nel 2018 il tempo lavorativo medio nel mondo è di circa il 13%. (Nel 2054 sarà dell'1%)»

Nelle previsioni della Casaleggio, l'uomo impiegherà solo l'1% del proprio tempo a lavorare. Finito il lavoro, cosa faremo?

L.F. «Vorrei sapere da dove arriva questo numero. L'1% è una probabilità precisa. Si tratta di circa un quarto d'ora. Mi sembra un numero scelto a caso, senza fondamento, ma con una retorica pseudoscientifica, che vorrebbe impressionare. Inoltre c’e' un'ambiguità: la definizione di lavoro. Guardiamo a tutte le donne che si occupano della cura della casa o della famiglia, possiamo dire che loro non lavorano? Se per lavoro si intende quello stipendiato, allora è possibile che diminuiranno le ore dedicate a questa attività durante la settimana, come sta già succedendo. Si potrà arrivare a 30, 25 ore. Quello del tempo libero, però, non credo sia un tema urgente a livello mondiale. Oggi ci sono ancora 700 milioni di persone che ogni giorno non hanno accesso all'acqua potabile. Il video generalizza troppo». 

 

M. B. «Queste previsioni così nette non hanno fondamento. Sicuramente avremo la possibilità di liberare tempo ma soprattutto potremo conciliare meglio la vita con il lavoro. La scansione temporale che era nelle rivendicazioni delle Unions inglesi alla fine dell’800, si basava su questa formula: 8 ore di lavoro, 8 di riposo e 8 per me. Le 8 ore di riposo devono essere continuative ma lavoro e tempo libero non avranno una separazione netta. Per questo è importante il diritto alla disconnessione. Per questo bisogna saper organizzare e contrattualizzare lo smartworking».

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8:00 «Il concetto di ufficio scompare»

Oggi il lavoro è una delle componenti più importanti che determinano la nostra identità. Se occuperà una porzione così piccola quali ripercussioni ci saranno?

L.F. «Il lavoro occuperà sempre una gran parte del nostro tempo, magari non nel senso inteso fino ad ora, ma ci sarà sempre molto da fare e cose o fatti o eventi che richiederanno la nostra attenzione. Tuttavia, nella nostra epoca l'identità è legata alla nostra professione, a quello che siamo pagati per fare. Questa cultura rischia di essere molto limitante. Noi siamo molto di più del nostro lavoro. Se ci educassimo a riscoprire questo aspetto, sarebbe una cosa molto intelligente». 

 

M. B. «La grande trasformazione digitale può essere una sfida per costruire un mondo a partire dal lavoro a “umanità aumentata”. Il lavoro degno e nella sua dimensione collettiva rappresenta uno snodo di senso, di orgoglio, di valore, di relazioni, nella vita di ognuno. Nel video manca del tutto questa parte. Si resta a un’idea del lavoro strumentale. Non solo non realizza le persone ma è devastante per la produttività. Gli imprenditori che offrono un lavoro in cui si lascia testa e cuore fuori dall’azienda producono aziende inquinanti in termini di creazione di valore comunitaria ma anche a livello di business».

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9:08 «Il reddito viene redistribuito verso le classi più deboli»

Uno dei punti più importanti del video è il reddito garantito. Da chi può essere pagato? 

L.F. «In tempi non sospetti sono stato un sostenitore dell'idea di ridistribuire il capitale accumulato dalle scorse generazioni. Questa ridistribuzione delle ricchezze è realizzabile, ma non oggi. Con quali fondi lo stiamo facendo? Bisognerebbe fare l'opposto: investire molto in tecnologia, creare ricchezza e dopo ridistribuirla». 

 

M. B. «Ho sempre riconosciuto a Casaleggio lo sforzo, seppur troppo superficiale e spesso banale, di tentare di avere un’idea del futuro. Il resto della politica ha orizzonti al massimo semestrali. Casaleggio è il maggiore azionista del primo partito italiano. Eppure rispetto alla legge di bilancio c'è solo una coerenza con questo video: il reddito di cittadinanza. Sul resto il governo mortifica ogni possibilità di stare al passo con la grande trasformazione».

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