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Ma il futuro di un Paese non dipende dai duelli tra i due Mattei o tra Cuccarini e Parisi

18 Gennaio 2019 - 11:31 Enrico Mentana

Ora però basta. Non può essere un continuo derby tra positivi e negativi, apocalittici e integrati, filogovernativi e antigovernativi a prescindere. All’inizio era così sui social, poi dal basso si è saliti verso i piani superiori, e ormai sistematicamente a ogni livello della società civile e politica la contrapposizione si ripropone senza nessuna sfumatura. Non si trova un solo esponente della maggioranza che abbia dubbi sulle due misure varate ieri sera, e allo stesso modo dall’opposizione non c’è chi non spari a palle incatenate contro il decretone. Ma così non si va da nessuna parte, e allora si arriva al paradosso per cui il parere di un Salvini o di un Renzi ormai vale quello di una Cuccarini e di una Parisi. Tanto scambiando i nomi (i politici o le ballerine, o altre figure) gli argomenti sono gli stessi: “finalmente” contro “è tutto sbagliato”. Ma una simile coazione a ripetere serve solo a perpetuare le opposte propagande, in una infinita campagna elettorale, prossima tappa le regionali, poi le europee, e via votando. Chi fa informazione senza bandiere si deve sottrarre a questo doppio intruppamento permanente, e valutare i fatti e gli effetti, sine ira et studio.

Queste misure, il reddito di cittadinanza e il superamento della Fornero, non sono un coniglio che esce improvvisamente dal cilindro di un illusionista: sono reclamate da più di un lustro da Movimento e Lega, che soprattutto grazie a queste promesse hanno vinto le elezioni l’anno scorso, e attorno a esse hanno costituito il governo sette mesi fa. E ora, dopo il lungo tira e molla con l’Europa le hanno varate: esultare o indignarsi per la cinquantesima volta è solo uno stanco gioco delle parti. In un paese serio si fa in un altro modo, misurando l’effetto di queste misure. Tra pochi mesi vedremo cosa succede, se reddito di cittadinanza e Quota 100 smuoveranno le cose favorendo la crescita, o beneficiando comunque di essa, oppure se bisognerà andare a una manovra correttiva per trovare i soldi necessari a finanziare queste misure in assenza di entrate adeguate.

E, soprattutto, verificheremo l’andamento dell’occupazione, se cioè le due misure avranno prodotto una crescita dei posti di lavoro o se al contrario avranno ulteriormente tarpato le ali alla creazione di nuova occupazione: e a quel punto nessuno potrà barare. Nel Paese delle certezze contrapposte ognuno può costruire la sua favola, ma poi a vincere sarà sempre la realtà. Chi non si arruola a prescindere nei due eserciti sappia che qui su Open si cercherà sempre di raccontare quel che si vede, senza partito preso, senza fare il tifo, sperando che le cose vadano meglio, certo: ma se così non sarà non esiteremo a evidenziarlo.

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