Quota 100, davvero andare in pensione prima favorirà le assunzioni dei giovani?

Il decreto che contiene le norme per accedere a quota 100 è stato approvato. Il governo sostiene che per ogni persona che andrà in pensione anticipatamente ci saranno dei giovani assunti. Sarà davvero così? Per capire meglio i termini della questione abbiamo intervistato il presidente di Confindustria Emilia-Romagna, Pietro Ferrari

Dopo mesi di discussione, di annunci e retromarce, il governo Conte ha approvato in Consiglio dei ministri il decreto per l'istituzione di quota 100 e del reddito di cittadinanza. Il vicepremier Matteo Salvini – che ha voluto a tutti i costi una riforma pensionistica che andasse a superare la legge Fornero – da mesi sostiene che grazie a quota 100 molti giovani riusciranno a trovare lavoro e a essere assunti al posto di chi hadai 62 anni in su e usufruiràdella pensione anticipata grazie alle nuove regole.


Anche il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha più volte ribadito nel corso dei mesi che quota 100«assicurerà il ricambio generazionale» e che, addirittura, alcuni vertici di grandi aziende partecipate dallo Stato avrebbero già messo in conto l'assunzione di «tre giovani per ogni uscita». Ma davvero la riforma pensionistica targata M5S-Lega sbloccheràlo stallo occupazionale e favorirà l'assorbimento di centinaia di giovani nel tessuto produttivo? Per analizzarela questione, Open ha contattato il presidente di Confindustria Emilia-Romagna, Pietro Ferrari.


Presidente Ferrari, lei recentemente ha dichiarato:«Non è automatico che un lavoratore esca e uno entri. Le imprese tengono molto ai propri tecnici esperti, anche perché non troviamo giovani con gli studi e le competenze giuste». Secondo lei, quindi, quota 100 non sarà un provvedimento risolutore?

«Diciamo che come tutti i provvedimenti c'è chi ne sarà favorito, chi ne potrà approfittare, chi vorrà accedere al pensionamento anticipato. Però non può essere considerato lo strumento fondamentale per recuperare le difficoltà che il Paese vive ormai già da molto tempo. Devo anche dire, con molto rammarico, che alcune situazioni erano già evidenti a metà dello scorso anno e che le difficoltà del Paese erano già chiare, i segnali economici anche. In Italia ladisoccupazione giovanile è molto alta eresta il peggior dato d'Europa e quindi io non credo che questo possa essere uno strumento che favoriràl'occupazione di molti giovani per ragioni molto evidenti».

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Gli anziani che potrebbero lasciare il lavoro hanno accumulatonel corso della propria carriera professionale molte competenze ed esperienze che difficilmente sarebbero sostituite con quelle di un giovane da poco entrato nel mondo del lavoro?

«Io naturalmente ho un quadro molto preciso dell'Emilia-Romagna e qui cerchiamo soprattutto personale qualificato a livelli elevati. Questoprovvedimento ci fa immaginare che potrebbe esserci un incremento dell'occupazione di figure di recupero, però proprio perché le competenze ricercate sono elevate, le aziende potrebbero far di tutto per tenere i propri dipendenti e magari gratificarli per evitare che escano anticipatamente dall'azienda».

In Emilia-Romagna avete difficoltà a trovare giovani che abbiano competenze a livello tecnico?

«Certamente sì, con la riorganizzazione degli stabilimenti dovuta alla 4.0 e alla robotizzazione servirebbero più giovani con competenze in ambito tecnico. Attualmente c'è un gap dovuto alla strutturazione dei corsi universitari e degli istituti professionali. La situazioneera ed è nota e deriva dal passato, da una diversa concezione dei sistemi scolastici sulla formazione».

Dunque quota 100 non sarebbe comunque risolutiva?

«Io non credo, abbiamo fatto qualche analisi per capire chi andrà in pensione e come le aziende avrebbero dovuto muoversi per sostituire il personale, però le posso dire che intanto le persone ancora non sanno come funzioneranno i parametri di riduzione della propria pensione e quindi è chiaro che se vedranno decurtarsi l'assegno del 40% potrebbero anche ripensarci, mentre se il taglio fosse del 10% i ragionamenti sarebbero altri. Questo ovviamente è un elemento essenziale per fare qualsiasi analisi. Però, sulla base delle prime indagini in Emilia-Romagna noi non abbiamo la sensazione di questa corsa al pensionamento».

Come presidente di Confindustria Emilia-Romagna, qual è la legge che secondo lei potrebbe aiutare a sbloccare lo stallo occupazionale soprattutto giovanile?

«La situazione a livello occupazionale è legata allepossibilità che le aziende possano produrre di più e avere più sbocchi sui mercati.I provvedimenti che aiuterebbero sono legati alla ripresa dei consumi interni e, a mio modo di vedere, sarebbe stataimportantissimala riduzione del cuneo fiscale, che avrebbe fatto rimanere un po' più soldi nelle tasche delle aziende. L'altra azione che il governo dice di voler fare, e io credo dovrebbe fare, è mettere in cantierein tempi molto rapidi opere che potrebbero portare un notevole incremento occupazionale».

Quindi far partire le cosiddette grandi opere?

«Guardi, io credo che ci siano delle opere strategiche e centrali che danno la linea a un Paese che vuole essere innovativo e moderno, poi ci possono anche essere delle opere meno strategiche ma che potrebbero comunque favorire l'occupazione a livello regionale e locale. L'importante è comunque farle partire, perché ci sono opere già progettate che non vengono avviate. Perché non partono? Ognuno dà la sua risposta, ma la risposta occorre che si trovi».

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